Il cardinal Ferdinando al principe Francesco

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Roma, 25 luglio 1571

Med. 5085, [già num. 256], c. 545r-v.

Scrissi venerdì per visitare Vostra Altezza et darle nuova di me poiché non occorreva per altro. Et questa volta ancora sarò breve, non havendo lettere sue. Solo ho da dirle che stamane Nostro Signore s’è doluto con me che il signor Alfonso Vitelli dalli Stati di Vostra Altezza vada con 40 homini o più a Castello et, in dispregio di Sua Santità, guasti et depredi quelle possessioni che ella havea fatto confiscar, et usando animo et opere inimiche con lei, trovi poi ritirata et ricetto sicuro nelli Stati medesimi. Onde ha voluto ch’io scriva a Vostra Altezza che, tolerandolo, come fa, gli par che la si porti da mal vicino. Io li dissi non sapere che il signor Alfonso, né pur solo o quietamente si ritirasse costà, ma sì bene il signor Vincentio, et tenere per fermo che di queste sue attioni Vostra Altezza non n’havesse una minima notitia, né fusse per comportarle non che consentirle, perché, se senza alcuna conventione havea sempre dato, come daria ancora, prigione qualunche l’havesse voluto et non haveva altro fine che mostrarglisi devotissimo et obediente, ben doveria ella credere, che //c.545v.// Vostra Altezza non havesse minima parte in quel che tanto ragionevolmente potesse offendere l’animo suo. Rispose che del signor Vincentio non le dispiaceva che fusse tenuto conto, ma li pesava bene che quest’altro usasse impune cotali insolentie et desiderava però che Vostra Altezza, in quel modo che poteva, provedesse che dai suoi Stati non le fussi fatto tal vicinanza. Le piacerà pigliarvi qualche sesto, sendo così conveniente, et anco darne qualche sodisfattione a questo santo vecchio tanto ben inclinato verso le cose nostre, che ciò sarà molto a proposito per ogni respetto. Et per fine con tutto l’animo mi raccomando nella sua buona gratia.

Di Roma li 25 di luglio 1571.