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Roma, 10 agosto 1571
Med. 5085, [già num. 268], cc. 570r-572r.
L’ultima lettera che Vostra Altezza mi scrive de’ 6 m’ha raddoppiato la contenteza che havevo dei successi della gita del Signor Principe nostro a Genova, parendomi così convenire per quella ch’io ne vedo in lei, la quale, nascendo dalla voce di Sua Altezza, debbo credere che si posi sopra miglior fondamento et più certo. So che l’accrescerà anco a Sua Beatitudine quando gliene farò vedere dalla carta istessa di Vostra Altezza et con la copia di Spagna le mostrarò non essere simulate quelle dimostrationi seguite. Con me si allegrò due dì sono per Massimo Grotto l’ambasciatore cesareo di queste medesime cose, facendomi intendere che il gentilhomo mandato qua da quei principi li referiva tanto della sodisfattione che essi havevano del Signor Principe nostro, che non si potria sentire più et che il principe Ridolfo particolarmente era resoluto fare tali offitii con l’imperatore che sperava doversene veder notabili effetti nell’occorrenze presenti; et che Diatristan, per affettione particolare porta //c.570v.// a Sua Altezza, havea detto molto efficacemente non solo volere mantenere quel signore in questo proposito, ma pigliare tutte le occasioni di far anco egli ogni sorte di offitii. Le quali cose sendo molto piaciute all’ambasciatore et parse molto a proposito per quel che si tratta, havea voluto farmi parte di esse et della contentezza che n’havea. Costui si mostra molto indolcito o sia per ordine del padrone, o per proprio interesse. Ond’io lo feci ringratiar complitamente di questo segno della sua buona volontà et, volendo che Massimo gli portasse un altro stimolo da farlo caminar bene, feci cader proposito della mira che don Francesco Mendoza tiene al suo carico dell’ambasceria, mostrando il suo fine esser di guadagnarvi il cappello, ma che mi parea meglio appoggiato l’ambasciatore se voleva usar la sua prudenza per il fine medesimo, poi che colui era sostenuto solamente et portato da Trento (è malissima volontà fra Trento e Massimo) //c.571r.// et l’ambasciatore haria sempre il suo valore et l’autorità di molti amici, che hoggi, per gratia di Dio, par che non sia debole. Così senza venir a particolari, passorono molte parole, le quali referteli so che faranno buono effetto.
Ai legati ha dato Sua Santità stretta commessione di far quel ch’io vedo desiderarsi da Vostra Altezza et lei di qua è resoluta far il medesimo, in che tanto più dovrà confermarla quel che viene scritto di Spagna.
Presentarò le lettere di Francia et, in conformità di ciò che Vostra Altezza scrive a Sua Beatitudine, m’estenderò in pregarla ancor io in voce a favor del cavalier Seura secondo che giudicarò necessario et con le prime le darò avviso del successo.
Sua Santità sta pur bene, per gratia di Dio, et, non succedendo cosa nuova, non par da temer per un pezo di cosa sinistra. Tuttavia quando il Camaiano harà in ordine la minuta di quel breve, io ne farò instanza, come vedo desiderarsi //c.571v.// da Vostra Altezza, nella cui buona gratia fra tanto, non havendo altro che dirle, mi raccomando con tutto l’animo.
Di Roma li x d’agosto mdlxxi.
[Post-scripta] Il signor Paolo se n’è partito, lassando l’affitto del suo Stato per concluso con quelle conditioni che le debbe havere scritto lo Scarapucci, nelle quali poca o nessuna mutatione dovrà seguire. Hanno tentato di havere per motu proprio dal papa la confermatione con facultà di includervi Orsino per più sicurezza dei conduttori, ma Sua Santità l’ha ributtato, talché li suoi, vedendo guastarsi il contratto in danno del signor Paolo, se ne vengono a farmi instanza ch’io gli aiuti per questo motu proprio. Il che saria assai facile, ma io, con tutto dal predetto signore mi sia stata raccomandata caldamente la protettione delle cose sue, non ho però //c.572r.// voluto, né voglio muovermi, s’io non intenda la mente di Vostra Altezza, non sapendo se le piaccia o no questo contratto, o se per sorte ella potesse havere animo d’entrarvi lei a parte, o mettervi qualche persona a suo gusto. Che se così fusse, potria ancor farsi et io, oltra gl’altri commodi, vi considero questo: che ella andaria più al sicuro del suo rimborso et haria i grani della tratta pronti ogni anno, senza haverli a fare cercare con spesa per le campagne. Potrà pensarvia et quando di costà non volesse impiegarvi alcuno, ho voluto dirle io che saranno di qua il Bandino et il Sangalletto, che volentieri v’entrarebbono con obligo anche a parte di dar ogni anno i grani a lei per li pregi correnti. Piacciale scrivermi la sua volontà perché in tanto né io farò altro che trattenere, né da altri si procederà più oltre.
a Penservarvi nel testo.