Il cardinal Ferdinando al granduca Cosimo I

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Roma, 22 marzo 1572

Med. 5087, n. 29 (cc. 80r-v, 83r).

Resto molto contento che sodisfacesse a Vostra Altezza la resolutione di Nostro Signore et come mi sono anco ingegnato di trovare et fermare persona atta per servitio di Sua Santità et nostro, così vorrò che vada quella a Ferrara et l’altro dispaccio alla corte cesarea complito di maniera che se ne debba sperar l’effetto certo. A Sua Beatitudine per Ferrara feci proporre messer Ottaviano Vestrio che, per esser avvocato consistente, dottore intelligentissimo et eloquente, ha autorità et valore da far ottimamente questo servitio, et per esser confidente nostro lo farà amorevolmente.

Ella se ne contentò et egli accettò il carico volentieri et si mette in ordine per partir quanto prima. Intanto, sendo stata fatta per lui una instruttione molto dolce, l’ho fatta ridurre a una forma più risentita et minace, et disegno che da Bologna egli meni seco un notaio per haverlo presente se il duca recusasse d’obedire. Il menar questo notaio fu proposto da Sua Santità quando fu domandata quel che il mandato dovesse fare in evento che il duca non consentisse, et da cardinali fu contradetto come remedio troppo vehemente. Ma io, considerando che la cosa potria dar in nulla, voglio, senza dirne altro a loro, operar che Sua Santità gliene commetta nel licentiarsi, che lo meni //c.80v// per valersene o no secondo il bisogno. Credevo, come scrissi, che potesse esser partito a quest’hora, ma la mutatione dell’instruttione et il preparar lui ha voluto tempo, sì ch’è ancor qua, se ben in procinto di partire. Lo ritarda ancora il voler io che nel medesimo tempo parta il dispaccio per la corte cesarea, a effetto di preoccupar le orecchie di Sua Maestà, con la quale si trattarà di quella maniera a punto che Vostra Altezza scrive, come ella vedrà meglio dalle copie. Messer Ottaviano facilmente passarà per Fiorenza nell’andar a Ferrara.

Il cardinale Morone risponde a Vostra Altezza et le manda copia della lettera scritta all’imperatore, della quale io mi son sodisfatto assai quando l’ho vista, né occorrerà se non venir di primo colpo alla sustanza della cosa, lassando da parte quel che l’ambasciatore cesareo volesse inferire con quelle sue considerationi, et attendendo dove vada a batter la mira di Sua Maestà che ragionevolmente dovrà hora scoprirsi. Della elettione della persona per il negotio del Re dei Romani scrissi al signor principe, et credo che la darà a suo tempo in quel Bernardo Soderini proposto da Vostra Altezza.

//c.83r// Il negotio de signori Baglioni è tale che Sua Santità lo sentirà gravissimamente. Pure se, passati questi negotii nostri più importanti, mi si offerirà buona congiuntura, io lo moverò, ma piùa con certeza di disgustarla, che di profittare, ricordandomi io che nessuna cosa l’offese già più che il sentir che io lo tenevo per loro et che essi tiravano il frutto et che questo bastava a farmib levare quel governo a instanza de bevanati, se essi l’havessero provato, come non potettono fare, quando già cercorono di levarsi dalla cura mia per questi sospetti. Scritto sin qui il cardinale Santa Croce m’ha mandato la instruttione per il Vestrio, ridotta a mio modo, della quale mando copia qui alligata. Et per fine resto raccomandandomi nella buona gratia di Vostra Altezza.

Di Roma li 22 di marzo 1572.


Allegato cc. 81r-82v

Istruzione per Ottaviano Vestrio

//c.81r// Doppo haver portata la beneditione di Nostro Signore al Signor Duca, gli direte che, havendo Sua Santità inteso d’una nuova citatione fatta dall’imperatore ad instantia di Sua Eccellenza come duca di Modena et di Reggio contro al gran duca di Toscana sopra la precedentia, non ha potuto Sua Beatitudine se non maravigliarsi che, essendole stato detto sopra di ciò che Sua Eccellenza voleva procedere di nuovo, che si vegga il contrario, ciò è che questa citatione si fa adherendo alla prima et in essecutione della prima et con questa si ha litem pro contextata et si procede veramente prosequendo il primo iuditio.

Il che è stato tutto contrario a quel che è stato detto a Sua Santità et pare in un certo modo che si sia voluto (come si dice) buttare la polvere su gl’occhi, che Sua Beatitudine non vuol credere che proceda con volontà et ordine di Sua Eccellenza et però vi ha voluto mandare per rimostrarle tutto questo et esortarla a desistere da questo procedere secondo che Sua Eccellenza ha promesso di fare. Et se dicesse che in questa citatione procede come duca di Modena et di Reggio, se li può risponder che tramuta ben questo titolo solamente, ma il processo è il medesimo di prima, del quale Sua Santità non può lassare di non sentirne quelle alterationi che deve, parendo che li sia stato un volerli dare ad intendere una cosa per un’altra.

Però Sua Beatitudine vuole che da questa attione Sua Eccellenza desista in ogni modo, come ha promesso ancora. Non volendo lassar di dirli che da questi fiscali della Camera si è fatta consideratione che Sua Eccellenza sia incorsa nelle pene et censure comminate etc., ma che Sua Santità ha voluto che a simili atti preceda questo offitio paterno, che quando //c.81v// non giovasse, né fusse preso in quella buona parte che si debbe, la Santità Sua non potrà mancare di lassare correre le cose secondo che ricerca la iustitia et la conservatione delle ragioni della Maestà di questa Santa sede et sua.

Di più potrete dire a Sua Eccellenza che, oltra questa consideratione, a Sua Beatitudine occorre da ricordare che, essendo occorsi molti particolari et nuovi accidenti da certi giorni in qua nel negotio della Lega, Sua Beatitudine con la gelosia che ha che questa impresa possa essere se non interrotta, al meno ricevere qualche alteratione, con il zelo verso il ben publico et con il desiderio anco verso il ben privato di Sua Eccellenza, ha deliberato mandarvi per fare intendere a Sua Eccellenza quel che gl’occorre degno di consideratione in questo fatto et per esortarla ad abbracciare li consigli che se gli danno con molta sincerità.

Dice adunque Sua Beatitudine che gli pare che in questo tempo che tutta la christianità sta occupata nel pensare di resistere et oppugnare un così crudele et potente inimico, come noi havemo provocato ancora per le offese dell’anno passato, che non si doveria mover foglia d’arbor che potesse in qual si voglia modo non solo fare offesa a questa santa opera, ma occupare le orecchie et dar pensieri altri che pertinenti a questo negotio. Et crede Sua Beatitudine che ogni buon prencipe christiano et s’assicura del signor duca di Ferrara che, considerata questa proposta, non vorrà in modo alcuno mostrarsi altro che zelante di questa santa impresa, nella quale li suoi predecessori hanno sparso il sangue, sì come Sua Eccellenza ha offerto molte volte di fare. /c.82r// Né è da credere che questa attione, sebene non paresse così da principio, non potesse alla fine non solo impedire li orecchi et pensieri, come si è detto, ma fare innovationi et scandali notabili alla cristianità, essendosi visto che da principii molto più leggieri sono nate guerre et ruine grandissime. Questa consideratione Sua Santità la prepone a Sua Eccellenza come a prencipe che ha tanto in raccomandatione il bene publico et l’accrescimento della christianità, et che, essendo congiunta l’utilità di questa impresa con il bene et augumento delle cose dell’imperatore, Sua Eccellenza le deve stimare al pari d’ogn’altro per l’interessi di sangue che ha con Sua Maestà Cesarea.

Dopo questo, Sua Beatitudine ha considerato che il separare il ducato di Ferrara da questa pretensione, et restringersi al ducato di Modena et di Reggio non è altro se non fare la causa sua peggiore, perché se tutto insieme è tanto disputabile, molto più sarà separato in due città sole, nelle quali vi è tanto da dire che può ben considerar Sua Eccellenza quanta proportione habbiano queste due città sole con il Stato di Fiorenza.

Et se a questo replicasse il Signor Duca che ha ben considerato il caso suo et che sa quel che si fare, come suddito di questa Santa sede ha voluto restringersi a quelle città per posser litigare dinanzi all’imperatore, potrete rispondere che Sua Beatitudine non vuole entrar più oltre per adesso che in dirli il parer suo, come padre che desidera il ben d’ogn’uno et come quello che, essendo //c.82v// fuore di passione, antivede et giudica meglio quel che sia per succedere.

Ultimo loco potrete ricordare (come da voi) a Sua Eccellenza che, facendo questo et adherendo in tutto che queste città siano dependenti in tutto dall’imperatore, pensi bene se gli mette conto in un certo modo renuntiare alle ragioni che ha da questa Santa sede, et per le quali pagò così grossa somma di danaric et farsi del tutto suddito dell’Imperio.

Et se dicesse haver di questo havuto licentia da Sua Beatitudine, se gli potrà rispondere prima che Sua Santità non può dar questa licentia in preiuditio della Sede apostolica, poi che pensi bene in che modo et con che forma di parole Sua Beatitudine l’ha concessa.

Et essendo tanto obligato il Signor Duca a questa Santa sede quanto Sua Eccellenza confessa ogni dì molto gratamente, pensi quanto li convenga far cosa che li porti preiuditio.
Alle quali cose tutte se il Signor Duca vorrà haver risguardo, Sua Santità si rende certa che desisterà da questa impresa o la differirà in altro tempo.

Il che Sua Santità desidera tanto che, quando non bastassero le cose sopra dette a far che Sua Eccellenza desistesse, potrete passar tanto oltre quanto la prudenza vostra vi dettarà, di maniera che l’effetto segua o di desister del tutto da questo iuditio o di differirlo, insistendo che Sua Eccellenza scriva una lettera a Sua Beatitudine di tal consenso et una in conformità all’imperatore et al suo imbasciatore, agente, o procuratore in corte cesarea che desista, renuntii, o differisca, come di sopra.

Sopra di che ne procurarete tale assicuramento che Sua Beatitudine ne possa stare con l’animo quieto etc.

a Più aggiunto in interlinea superiore.
b Farmi lo scriba in origine aveva scritto farmelo.
c La sottolineatura sembra originale.