Il cardinal Ferdinando al principe Francesco

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Roma, 22 marzo 1572

Med. 5087, n. 30 (c. 84r-v).

Se le galeotte turchesche scoperte per avvisi dal Commendator maggiore non haveranno impedito la sua navigatione o divertitolo a combatterle, come par che persuada l’haver egli mandato per altre galere et homini, sarà a questa hora comparso in Livorno et liberato Sua Altezza dall’obligo di soprastar in quel luogo con tanto suo pericolo. Dell’espeditione per Ferrara et per la corte cesarea vedrà quanto scrivo a Sua Altezza et sia certa che la dilatione non è se non per far l’espeditione complita et secondo il gusto mio, al quale riducendosi, come spero, sodisfarà a quello di Vostra Altezza ancora. Non ho riscontro che il vescovo di Soana cerchi d’uscirsi di quel vescovado, ma n’avvertirò ben Sua Santità acciò non passi il negotio così facilmente et in tanto, havendo egli in congregatione dato querela di sinistri portamenti che si dice farglisi costà, ho fatto mostrar quelle copie per risposta, dalle quali potria forse nascer il mal’anno, che egli va cercando; né si abandonarà la cosa sinché egli conosca meglio la sua bestialità.

Monsignor Brumano ha mostrato di farmi piacer volentieri, onde, con l’opera mia istessa et col mezo del coppiere di Sua Santità, cercarò giovare //c.84v// quanto si possa alle cose del signor Fabritio da Bagno et me n’adoprarò molto volentieri.

Di quel messer Giovanbattista de Bianchi haveva Vostra Altezza molto bene et veramente risposto a Ascanio Caracciolo, perché grave è in effetto, se ben necessario, il peso della famiglia che hora mi trovo. Che è quanto per hora mi occorre oltra il raccomandarmi come fo con tutto l’animo nella sua buona gratia.

Di Roma li 22 di marzo 1572.