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Roma, 27 marzo 1572
Med. 5087, n. 33 (c. 90r-v).
Presuponendo io con quel che scrivo al Granduca nostro Signore delle cose di qua sodisfar anco al debito che ho di ragguagliarne Vostra Altezza, non mi scuso di non haverle scritto già due volte che l’ho inviato lettere per lui. Ma non ho già voluto con questa occasione lassar di visitarla et darle conto del buon stato mio, che è con intera salute, per gratia di Dio, et con desiderio continuo di servirle. Nel resto mi rimetto all’alligata per Sua Altezza et potendo esser che nel ritorno d’Alessandrino l’indispositione di Sua Santità o altro respetto desse occasione a diverse cose, sopra le quali costà anco si possa esser tenuto proposito seco, le metto in consideratione se le paia poterle servire ch’io n’habbi parte, per saper come havermi a governar in quel che non patisse dilatione.
Il signor Alberto da Sepicciano haveva già ottenuto dal Granduca nostro Signore luogo fra paggi per un suo figliuolo il quale, cresciuto poi in casa sua sì che non era più atto, non lo mandò altrimenti. Desideraria hora che Vostra Altezza restasse servita lei d’accettar un altro figliuolo suo minore fra suoi, et m’ha pregato che io gl’interceda questa gratia et le faccia fede //c.90v// che egli è sano et ben creato, oltra l’esser atto per l’età, che è di 13 in 14 anni. La prego a rispondermene cortesemente come suole acciò in ogni evento egli resti consolato. Che è per fine et le bacio la mano.
Di Roma li 27 di marzo 1572.
[Post scritto] Sendo convenuto col signor Hieronimo Bonello di levarlo in carroza per incontrar Alessandrino egli, hora su le 20, mi fa sapere che possiamo partir a posta nostra per trovarlo qui vicino. Così andarò, et Sua Signoria Illustrissima sarà qui stasera.