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Roma, 25 aprile 1572
Med. 5087, n. 59 (cc. 150r-151r).
Monsignor Camaiano nostro da l’hora che Vostra Altezza accettò il cavaliere Lelio suo figliolo al suo servitio mostra d’haverglielo talmente dato et dedicato che, nelle cose che appartengano all’interesse di lui, egli senza participatione et buona gratia di quella non fusse mai per deliberarne, ma per ricordar solo quel che gl’occorra et pigliar per buono quel che a lei di mano in mano piaccia di risolvere. Par che prima che hora siano andati attorno diversi ragionamenti circa l’accasarlo et sia stato mostrato che costà non ci si scuoprano se non uno o due buon partiti quando egli si dichiari. Ha detto sempre dover havere per gran ventura che si possa dar fine a questo negotio per mano di Vostra Altezza promettendoli la sua servitù, che ella mirarà sempre al benefitio et honor suo, per il quale solo vuol credere che la resti servita di ponerci la mano. Ma perché di qua già più tempo gli sono proposti diversi partiti, ne quali egli molto ragionevolmente potria contentarsi, et io anco son richiesto di trattare seco per qualch’uno, siamo resoluti che io le dia conto di quel che passa. Saprà dunque Vostra Altezza che qua è in molta consideratione, et a me è stato parlato da amici, d’una nipote di messer Lorenzo Ghigi Sanese, figliuolo già d’Augustino Ghigi, la quale tiraria con seco fra qualche breve tempo dieci in dodici mila scudi, et è giovane costumata, sana et d’honesta forma, ricercata dai primi giovani di Roma, et l’avo et l’ava hanno buona inclinatione al cavaliere Lelio et, per quel che mi vien detto, con ogni poco d’opera, con il favore et autorità di Vostra Altezza si tirarebbe questa posta che per //c.150v// esser di commodo notabile, per l’interesse de beni et de parenti che ha in Siena, dominio di Vostra Altezza, al Camaiano parria far bene i fatti del suo figliuolo se si potesse havere. Un’altra di casa Capranica allevata dalla signora Giulia moglie del signor Bandino da Castel della Pieve, giovine nobile et ben creata, che fra quel che harebbe dal padre et quel che la predetta signora ha stabilito donarli, harà dieci mila scudi di dote. Con questa anco, usandosi qualche favore (de quali non mancariano col mezo massime di Vostra Altezza), si potria trattare et facilmente si conchiuderebbe. Sonvi delli altri che l’han fatto richiedere, fra quali messer Mario Delfini d’honesta famiglia, di grossa facultà et per ciò stimato, vorria dargliene una sua con settemila scudi da sborsare sul contratto, netti d’ogni gabella, et questo più volte ha mosso la pratica per via del cardinale Alessandrino, come forse Sua Signoria Illustrissima harà detto a Vostra Altezza, et saria pronto ad ogni resolutione del Camaiano. In oltre messer Cammillo Rustici li darebbe una sua figliuola ben dotata con molte buone qualità, delle più nobili famiglie di questa città, abbracciando quasi tutta la nobiltà con i parenti, et ha un figliuolo vescovo di Torpea molto amico mio. Considera il Camaiano che, havendo il cavaliere a vivere sotto il servitio di Vostra Altezza, li tornaria bene s’accasasse costà, dall’altra parte mirando (quel che fa ogni padre) in questa attione al commodo et augumento delle facultà del figliuolo, come si promette questa medesima mira et intentione amorevole haversi da Vostra Altezza, desidera che il tutto le sia //c.151r// noto, acciò che, dovendo risolver lei (a cui è dato l’arbitrio delle cose sue), sappia quel che ci sia in questa parte da poter giovarli et consolarlo. Et io, amandolo per la sua buona servitù con Vostra Altezza et con noi, ho giudicato dover prender cura di farle sapere quel che s’appresenta a benefitio di questo giovane, tanto più per non volere lui certo modo parlarne, per essersi rimesso in tutto al bene placito di Vostra Altezza, la quale con la sua molta prudenza et amorevole volontà verso di lui potrà considerare li partiti di Firenze con questi et deliberare secondo la sodisfattione et servitio suo, con haver l’occhio a quel più acquisto d’honore et utile del Camaiano che sia possibile, poiché egli insieme con il figliuolo (sia la moglie di qual si voglia parte o natione) ha da vivere servitore di Vostra Altezza come ha fatto sempre. Che è quanto mi occorre per questa, et con tutto l’animo me le raccomando.
Di Roma li xxv d’aprile mdlxxii.