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Roma, 18 luglio 1585
Med. 5092, n° 61 (c. 153rv), firma autografa
//c. 153r//
Il cardinale Riario [1] morse hiersera, et io non ho lassato prima et poi di fare per li suoi quel che hanno voluto. Ragguagliai Nostro Signore de lo che passava con il conte di Olivares [2], et del disegno che havevo di abboccarmi seco in presentia di San Marcello [3], et di qual maniera volevo trattare, et a qual fine, et Sua Santità mostrando, che se non vi havessi pensato io, m’harebbe consigliato in conformità, lodò la mia resolutione, ordinandomi di ragguagliarla del successo, et di questi capricci di lui restò maravigliatissima; et credami pur Vostra Altezza che non hanno nell’origine loro fondamento alcuno di verità, ma di sola malignità, la quale io non saprei già dire donde proceda. Con Rusticuccio [4] parlando di diverse cose due dì sono, mi mostrò egli, che chi pretenda nella promotione faria bene di lassarsi intendere senza molta dilatione, perché pera la notitia che ha della natura del papa, et dello stile suo, et anco di qualche parola nel pontificato, dice credere che questo sia molto a proposito, Il che io voglio haver detto a Vostra Altezza non per altro che per suo avviso. Este [5]b il quale non vuol essere dato per autore di questo avviso, mi dice, che in Francia hanno intercetta una lettera del duca di Savoia [6], con la quale scusandosi con li Ghisi [7], d’essersi trattenuto in Spagna per la sua febre più che non doveva, et che non era servitio del negotio, gl’avvisava dello arrivo suo, et che presto havrebbe in ordine per inviarglieli li 4 mila fanti, et mille cavalli, che gl’haveva promessi per servitio dell’impresa. Noti Vostra Altezza la prudenza del giovane [8], et nel fare et nell’avvisare. Et sendo quanto mi occorre dopo la mia di lunedì passato, le bacio la mano.
Di Roma li xviij di luglio M.D.XXXV.
voltisic
// c. 153v// gran diligenza ha fatto Farnese [9] per condurre il parentado delli Sforzi con la pronipote del papa, ma niente ha profittato, perché habbiamo saputo di mano in mano quanto passava et posti gl’impedimenti oportuni per avvertimento di Rusticuccio, il quale in questo (come fa et farà amorevolmente in molte cose) procede di buona intelligenza con Este [10] e con me. Ma non per questo si fa minore l’insolenza loro forse scandalizati per quella risposta che Vostra Altezza gli fece, la quale harà partorito ancora, che il cardinale, come se fusse danaroso quanto è svogliato, ha fatto ogni instanza questi dì passati con questi del signor Paolo Giordano, che gli vendessero Cervetri il quale voleva per suo diporto, et rispondendogli essi, che non accadeva trattarne, perché il signor Paolo lo teneva per me, per il quale già un pezo si guardavano quelle caccie, pure urgeva la materia, sforzandogli a scrivergliene, con dire che sapeva bene questo ma che lo comprarebbe senza tanti respetti, tanto che furono forzati a replicarli che non ci pensasse, et che non volevano trattarne per mia cagione, resta hora che scriva egli, et che io habbi da ridermi di questo di più, che ho voluto dirlo a Vostra Altezza, accioché se ne rida lei ancora.