Il cardinale Ferdinando al granduca Francesco I, a Firenze [1]
Roma, 25 gennaio 1586
Med. 5092, n° 109 (c. 290r), firma autografa
//c. 290r//
Ho visto quanto Vostra Altezza mi scrive con la sua de’ 22, et mi piace infinitamente che pur sia maturato una volta il tempo di queste noze, come altrettanto lodo la risposta che Vostra Altezza haveva dato in questo, et nell’altro particolare, parendomi, che se bene sia stato superfluo quel motivo di Ferrara, sia però bene, che sì leggiera cagione non disturbi o proroghi questaa conclusione, poi che potrà pur trovarsi forma una volta a questo ancora.
Io me ne verrò, ma perché della venuta havevo concertato co’l papa quanto scrissi hieri, et non vorrei trattarneb di nuovo se non a cosa molto ferma per non havermi a ritrattare un’altra volta, et anco per godere il benefitio del tempo in questa stranezza in che hora si trova, et assicurarmi della mutatione o febri ferraresi, differirò la partita alli primi avvisi della partita di don Cesare [1] da Ferrara, parendomi che così ancora arrivarò in tempo per le noze et per la comedia; et intanto per lassare le cose di Virginio [2] in miglior sesto andarò domani fino a Bracciano a deliberare certi particolari che non portano dilatione. Et con questo le bacio la mano.
Di Roma li xxv di gennaro M.D.LXXXVJ.