Il cardinale Ferdinando al granduca Francesco I, a Firenze [1]
Roma, 10 maggio 1586
Med. 5092, n° 124 (c. 329r-330r), firma autografa
//c. 329r//
Delle careze et honori fatti al principe Ranuccio [1] si sono mostrati molto informati et sodisfatti questi farnesiani, et finalmente Farnese [2] istesso dovrà tenerne qualche proposito con me al primo consistoro, che ci rivedremo. Olivares [3] trovarà in me buona corrispondenza sempre che dal suo canto me la tenga, et creda pur Vostra Altezza che l’opere sue, et non gl’altrui consigli mi hanno tenuto all’erta con esso. Parlai al papa di quel negotio spallatissimo che mi detto per il primo, et Sua Santità si alterò, che havendolo negato a lui sì espressamente, mi havesse posto a parlargliene, et mi fece una passata contro di lui, sì che conobbi che lo vede molto malvolentieri, et di tutto n’incolpa il procedere suo con lei, con esplicatione de molti particolari. Credo che egli lo conosca, et chea questo lo persuada più a starsene con me.
Li quattro cavalli destinati a monsignor della Ciappella [4] ho fatto consegnare qui a don Lelio Orsino, et ho voluto che siano li medesimo quattro, riconosciuti da lui, che sono li medesimi ritenuti costà, et spero che havremo più risparmiato a noi di spesa che dato a lui di servitio.
Lunedì in consistoro con publico decreto dichiarò Nostro Signore, che le promotioni da hora innanzi si facessero di dicembre, et così disse volere fare le sue, secondo il costume antico dei papi, soggiugnendo che lo diceva hora, acciò che li Principi et altri sapessero quando di ciò havessero a trattare con lei, et ricordare quanto li fusse occorso. Nell’ultima audienza io le raccomandai le cose di Virginio [5] con la Ruota et Sua Santità mi promesse passare tal ragionamento con li auditori, che senza specificare d’alcuno, s’avvedessero che sapeva le loro passioni in //c. 329v// esse, et si riponessero su la via diritta quelli, che abbagliati da altri, se ne fussero allontanati et mi promesse anco alle prime vacanze di chiese provederne due di loro, i quali io havevo et ho per non guadagnabili; che se (come spero) lo farà, haremo manco disavvantaggio nelle liti. Intanto ha comandato per suo rescritto a monsignor Malvagia [6] l’espeditione della causa di quattro castelli, nella quale non è dubio alcuno, et egli solo per spaventacchi altrui andava ritenuto, li quali havendo sentiti molto vivi anco dalla mia parte, dovrà tirare innanzi senza respetto.
Il parto della Principessa nostra [7] m’ha dato infinito contento, onde anco infinitamente me n’allegro con Vostra Altezza, dicendole inoltre, che il papa si è allegrato di questo successo più che io non saprei referire. Niccolò Bonfiolo fratello di quel Tesoriere pare che sia ritenuto in Siena. Se fusse per la sua causa, io fo fede a Vostra Altezza che egli è compreso nella gratia. Se per altro, glielo raccomando. Il papa manda monsignor Marchigiani [8] commissario in Romagna sopra il caso d’Imola, et contra banditi, et con sua lettera, o breve lo raccomanda a Vostra Altezza, per la quale non potrò ancora io negarli una lettera, che mi ha chiesta. Ma chi egli sia, potrà intenderlo Vostra Altezza dal cardinale di Firenze [9], se ella già non ne havesse notitia.
Sono stato a Bracciano, dove havendo havuto con me il Cappone [10] ho dato tal sesto a quelli negotii, che mi pare di potere dire, che sia ridotto in chiaro, quel che era confusissimo perché in effetto co’l signor Paolo [11] dovea tenersi il conto su le dita, ma io voglio che possa vedersi //c. 330r// et poterlo mostrare. Il papa va fuore per due giorni a veder li condotti, et v’era stato proposito che io menassi Virginio, ma ho stimato meglio che con qualche pretesto se ne resti, et so che parimente piacerà a Sua Santità, et egli intanto visitarà Montalto [12], che se ne sta in casa per il suo sangue come Vostra Altezza harà inteso, a cui per fine bacio la mano.
Di Roma li x di maggio M.D.LXXXVJ.
Brano di lettera (il foglio misura cm. 15 di larghezza per cm. 6 di altezza)
Med. 5092, non numerato (c. 336r)
//c. 336r//
Non voglio lassare di dire a Vostra Signoria che havendo Sua Maestà cassato il nostro Barone di Sprincistano (sic!) è diventato per il dolore matto et perché egli era tenuto tanto savio non sanno hora che quei tedeschi se egli è matto da vero o se finge per ridurre l’Imperatore [13] a compassione et farli rendere l’offitio che haveva sopra l’arsenale.