Il cardinale Ferdinando al principe Francesco [1]
Roma, 9 febbraio 1569
Med. 5085, [già num. 13], cc. 23r-24r.
Nostro Signore ha resoluto di dare la cura di questa sua espeditione per Francia al conte di Santa Fiore et al signor Agnolo Cesis ha dato qualche intentione della carica della cavalleria sotto di lui, il che, desiderando sommamente egli di conseguire, m’hanno pregato, lui et il vescovo di Narni, ch’io gli procuri per ciò il favore del signor duca et di Vostra Eccellenza. Ond’io la prego che, et per la loro amorevolevoleza verso di noi, et per compiacerli quanto possiamo in questo caso, si contentino Vostre Eccellenze di aiutarlo appresso di Sua Santità o con una lettera credenziale in me o in altro modo facendole certe che gli stringeranno d’un forte modo di obbligazione et a me faranno gratissimo piacere. Attenderò la risposta da loro, la quale quanto verrà più presto, tanto renderà il servitio maggiore et più grato. Col qual fin a Vostra Eccellenza bacio la mano.
Di Roma li viiii di febraro 1569.
[Post-scripta] Non ha lassato il buon Farnese di attraversare quanto ha potuto //c.23v.// questa condotta del conte, cercando in un medesimo tempo di farsene grado con Alessandrino col proponere il signor Hieronimo suo fratello, ma Sua Santità è stata pur salda nel parere del signor duca et resoluta di servirsi della persona sua in questa occasione. Il consistorio di stamane non ha dato di nuovo se non la provisione d’alcune chiese et la resolutione di dare il pallio a Orsino, il quale carico è toccato a me. Domenica fui a visitare Nostro Signore il quale con grandissima dolcezza mi domandò minutamente del signor duca et di Vostra Eccellenza benedicendole a ogni tre parole, con mostrar di non havere principe che egli amasse più, né di chi più confidassi. Fui poi a desinara con Alessandrino col quale stetti domestichissimamente poi gran pezo et vuol esser tutto nostro. A la Pasqua mi disse che saria finita la causa toletana et che il papa haveva animo di andar al Loreto et molta volontà che fra via gli si porgesse occasione di abboccarsi col signor duca per vederlo et goderlo.
Alle due lettere di Vostra Eccellenza de’ iiii non ho che dire altro se non che dal vescovo di Narni fui ragguagliato della resolutione //c.24r.//di quella, che ho poi inteso essere stata con molta sodisfattione di Sua Santità. A Sforza mostrai quanto la mi scriveva et confessa d’esserle tanto affetionato et obbligato per altro che maggior affetto o obbligo non possa offerirle per questo nuovo favore. Ho avuto carissimo quanto la mi scrive nel particolar del Sangalletto et pensarò d’havere accomodato di qua questa differenza con sodisfattione di ambe le parti, et a Vostra Eccellenza di nuovo bacio la mano.
a A desinar Ms. interl. sup.