Il cardinale Ferdinando al granduca Francesco I, a Firenze [1]
Roma, 28 febbraio 1587
Med. 5092, n° 186 (c. 477rv), firma autografa
//c. 477r//
Sento con molto piacere, che nel cardinale di Radivil [1] havesse Vostra Altezza riconosciuto quel che gl’havevo scritto di lui, et l’havesse honorato, come dice, et Dio li dia felice viaggio.
Se Vostra Altezza ha mandato persona espressa, come richiedeva il vescovo di Ceneda [2], presto dovrà chiarirsi, che cosa sia quella, che tanto egli stima toccarle. Et almeno nel sentirlo non vi sarà perdita. Per quel della Staffa [3] non potetti mancare a chi mi pregava, ma parmi che s’habbia meritato quel che gl’avviene. Horatio Fosso m’ha mandato questo foglio istesso, che sarà incluso, et come l’ambasciata è stata solo di mandarlo a Vostra Altezza, così non vi aggiungo altro. La signora Camilla [4] non ha poi fatto altro per la sua indispositione, et Montalto [5] mostra continuarsi nel medesimo ardore, il quale per tutti li segni debbo credere, che per la sua parte cresca anzi che no. Debbo bene dire a Vostra Altezza che il Canobio [6] mi referisce, che questi dì passati parlando in proposito di questo parentado con la signora predetta per confirmarla in proposito, come ha fatto sempre. Ella gli consentì vero quel che egli diceva persuadendo, ma soggiunse alcune parole moze di minor resolutione, toccando del trattamento delle nostre donne, quel che sa il Gerino [7], che suol dirseli da Cornaro [8] per ritirarla. A che egli rispose che anzi questo doveva piacerli, et farli stimare il partito più desiderabile, potendoli mostrare che le vogliamo honeste. In che mostrò poi d’accordarsi con lui, ma si vede che il battere continuo in quel tenore contrario non saria forse senza qualche impressione, la quale non di meno vedremo di smascherare.
//c. 477v// Delle cose del signor Virginio [9] si trova impegnato per la somma di scudi centocinquantamila, che calculate alla rata d’affitto, stanno a dieci et più per cento, eta ritirandosi a lavorarci, renderiano più di xij. Io disegnarei di riscuoterli per ritornare questa utilità a lui, che saria tutto quel più, sopra sei per cento, che al più importariano li danari, che se ne pigliassero a censo, o vero ottenendo di erigersene un monte, come paresse meglio. Et così con poco aiuto dell’entrate medesime del signor Virginio, aggiunto a questo avanzo, gli verriano presto liberate queste cose, che altri si godano. Et non saria da indugiare, poiché, chi le tiene, è sul metterle a lavoro con grande utilità, come tutto vedrà Vostra Altezza in questo incluso foglio, il quale io le mando per la parte, che voglio che habbia sempre di simili particolari, et per pregarla di dirmene il parere suo così circa il fatto, come di pigliare li danari, dicendole che qua non ne dovranno mancare, se pur non le paresse, che tutto o parte potesse uscire di costà in qualche modo co’l medesimo frutto; et che quell’ultima partita del Cenci [10] non accaderà computarla, sperandosi che se n’harà miglior partito, come vede accennato in essa. Et sendo quanto mi accade le bacio la mano.
Di Roma li xxviij di febraro M.D.LXXXVIJ.