Il cardinal Ferdinando a Cosimo I [1]
Roma, 4 marzo 1569
Med. 5085, [già num. 37], cc. 60r.-61v.
Perch'io mi persuado che Vostra Eccellenza vorrà ch'io seguiti di venire a Roma per qualche mese dell'anno, et per utile mio particolare et per publico servitio della casa nostra, stimo che sarà buona resolutione. Convien ch’io pensi a quel che mi sia necessario per istarci manco incomodamente et a lei ne dia conto, da cui ha da venirmi ogni honesta commodità.
Mostrami l'esperienza continuamente che se io voglio star da cardinale anco ordinario, mi bisogna una casa nella quale sia non solo un appartamento honorato per la mia persona, il quale richiede necessariamente qualche circostanza di sale et camere capaci et buone, ma altre stanze d'alloggiar qualche prelato et forestieri, et quasi tutta la famiglia sì ch'a un suono di campanella possa essere subito pronta a honorare il servitio mio secondo le occasioni; né manchi d'una buona stalla per quanti cavalli habbiamo da tenere io et li servitori miei. La casa dove hora sto è difettiva grandemente in tutte queste cose, ond'è che strettamente sta alloggiata la persona mia et de miei servitori una minima parte con loro gran disagio posso ritenervi dentro. Li altri non solamente fuore et //c.60v.// per il più lontani sì che ne patiscono loro et anco il mio servitio, ma alloggiano con molta mia spesa, come Vostra Eccellenza harà a vedere. È quasi tutta antica et su puntelli in molte parti, sì che non solo la mia commodità, ma la necessità di conservarla richiede che ci si metta mano a fabricare. È in luogo di perfettissima aria, et il sito è tanto bello, ch’io più non mi contentarei altrove et è tanto largo che si può cavarne una commoda casotta, con spesa non grande et, sendo sua, torna a perpetua commodità di casa nostra tutta la spesa che ci si faccia. Però prego Vostra Eccellenza che si contenti di volgerci l'animo et darne qualche assegnamento d'andar fabricando a poco a poco, acciò che io mi faccia quelle commodità, che ricerca il grado mio modestamente, sì per me proprio, come per la famiglia, et mi sgravi della spesa delle pigioni, le quali, oltra che s'hanno con modo odioso di sforzare gl’inquilini a disloggiare, importaranno in dieci anni poco meno della spesa che si faria per ridurla in quella forma ch'io desidero.
A questo effetto le mando due piante di tutto il sito, dalle quali ella //c.61r.// vedrà la parte terrena, che solo serve a offitiali, et il piano della sala; dell'altro non s'è fatto disegno, sendo a tetto et sordidissimo. Ma perché io desidero ch'ella veda quanto si può meglio da lontano il sito, quel che ci si può fare, et con che spesa, la prego che mandi fin qua maestro Davit o altro suo ingegnere pratico, il quale veda, o da altri dell'arte, et se ne torni informato. Così et lei scorgerà più chiara et quasi con gl'occhi propri la mia necessità et la facultà d'accommodarmi, et io harò questa sodisfattione di restare pur giustificato nella mente sua di non haverle proposto cosa che miri a pompa o superfluità, ma a bisogno. Mando a Vostra Eccellenza il memoriale incluso per una gratia che desidera da lei col mezzo mio il cardinale d'Augusta, pregandola a rispondermene quel che le occorra, acciò che io possa mostrarle d'haver fatto l'offitio con lei, et in buona forma, come egli mi ha pregato.
Mandogliene anco un altro del cardinale di Trento, accettato più per importuna instanza di chi è venuto da me in suo nome che perch'io giudichi che occorra parlarne //c.61v.// o sperarvi, come ho detto di qua. Di questo ancora la supplico a rispondermi due parole. Et con questo fine le bacio la mano, pregandole continua prosperità.
Di Roma li iiii marzo 1569.