Il cardinal Ferdinando al principe Francesco [1]
Roma, 27 maggio 1569
Med. 5085, [già num. 79], c. 147r-v
Fra quelli che in questo pontificato particolarmente hanno a schifare più che possono ogni occasione di travaglio uno è il cardinale Simoncello, sendo poco ben visto per la opinione che s’ha che dalla sua autorità ricevano spirito et fomento le seditioni della patria sua. Et egli per ciò bene le fugge. Ma questo però non giova quanto bisognarebbe, per ciò che pur hora è stato preso in Grosseto un Lutio Bonello, homo di malavita, et che per ciò potria essere domandato di qua a Vostra Eccellenza, il quale, potendo, se ci venisse, fare infinito disservitio alla persona del cardinale, si desidera che siano di costà conosciuti et castigati li delitti suoi con quei pretesti che vi sono d’un homicidio commesso in persona d’un sanese et d’altro, come particolarmente dirà a Vostra Eccellenza il presente esibitore, mandato a posta da esso cardinale. Pregola a compiacerlo in quel che la può che, oltra che obligarà Sua Signoria Illustrissima et me, fuggiremo anco tutti una molestia non piccola che ci verria adosso, se gli venisse qualche travaglio, a ch’io penso non meno che al resto, per le //c.147v.// difficultà che si tirano dietro certe cause sì fatte. Et con questo fine a Vostra Eccellenza bacio la mano.
Di Roma li 27 maggio 1569.