Il cardinale Ferdinando a Bartolomeo Concini [1]
Roma, 30 dicembre 1569
Med. 5085, [già num. 89], cc. 165r-166r.
Magnifico messer Bartolomeo amatissimo,
poiché ho fermata la lettera mia al Signor Principe, m’è occorso di dire che, fra li cardinali visitati hoggi da me, uno è il cardinale de la Bordiziera, il quale, dopo molte belle parole di cerimonia, volgendosi a dichiarare l’animo suo verso il Serenissimo Signore mio padre, ha voluto ch’io gli prometta d’assicurar Sua Altezza che in questo collegio non ha persona più certa della sua, né più resoluta di volgersi sempre a ogni cenno del suo volere; di che, non potendo hora dar altra arra, si rimette al primo conclave, offerendoci seguirci contra li contrarii et a favor delli amici senza alcuna eccettione, et di volere essere tenuto homo di nessuna frode (queste furono le parole sue) et infame, se alle parole che hora fa per all’hora non corrisponderanno sempre gli effetti. Gran parole m’ha detto anco altre volte, ma né tali quali hora, né con tanto affetto giamai. Ond’io, stimandole tanto più degne della notitia di loro Altezze, ho voluto scrivervene tutto questo per loro ragguaglio et dirvi che mi par da abbracciar la volontà di //c.165v.// questo cardinale, perché è così buona et egli tanto vale con l’ingegno et consiglio suo quanto, oltra la voce publica, m’ha mostrato hoggi il discorso che egli m’ha fatto di molte cose, ch’io debbo osservare tutte spettanti al servitio nostro.
Non havendo messer Averardo de’ Medici voluto accettare provisione da me per il servitio ch’io ricevo della sua persona, né parendo a me conveniente che egli dovesse servirmi a sue spese, ho resoluto di dar a lui la tavola mia et le spese poi a quattro suoi servitori et due cavallia fra li miei, se però così sia volontà di loro Altezze, alle quali per sodisfattione mia et di lui harò caro ne diate conto, acciò non solo risolvino quando le paia da far altrimenti, ma piacendoli, sappino, in evento di qualche altra relatione, come stia la cosa, né diano luogo ad alcuna imputatione contra di lui. Che è quanto m’occorre, et resto pregandovi ogni contento.
Di Roma li 30 di dicembre 69.
Vostro Ferdinando cardinal de Medici.
[Post scritto] La lettera che io scrivo al Serenissimo Gran Duca mio Signore per il Boncianib //c.166r.// desidero che da Sua Altezza sia stimata per tale ch’io non habbi potuto negarla alla grand’istanza di chi me n’ha richiesto, ma non già che miri a alterare la giustissima sua mente in alcuna parte. Però con lei ne farete mia scusa, assicurandola che qualunche conto se ne faccia a me tanto monta.
a Segue di che barrato.
b Per il Bonciani ms. interl. sup.