Il cardinale Ferdinando al granduca Cosimo I [1]
Roma, 1 febbraio 1570
Med. 5085, [già num. 101], c.195r-v.
Ho scritto tutti questi giorni a Vostra Altezza o al Signor Principe quanto m’è occorso. Però queste quattro righe ch’io fo per il presente corriere non serviranno ad altro che a farle reverenza et darle nuova di mia salute, poi che già più giorni non sono stato da Nostro Signore perché né mi se n’è porta occasione et dall’andarvi per visita, et per offitio m’hanno ritenuto le occupationi continue che ha di queste congregationi, et anco per altro il mondo non par che qua dia cosa di molta portata, sendo per il più gl’animi della corte tutti volti et occupati in speculare sopra questa venuta di Vostra Altezza. Intorno alla quale, scrivendo il resto diffusamente il Camaiano et (credo) anco Alessandrino, io solo dirò del mio particolare, cioè che, quando la non comandi altrimenti, io me ne verrò aa incontrarla fino a Viterbo per cominciar tanto più presto a servirle di presentia, come desiderarei poter continuamente, né havrò conb me traino di famiglia, ma solo honorata compagnia di prelati della corte, non chiamati o invitati, ma offertisi da loro stessi et desiderosi ch’io non li nieghi di venire con me. Verrà Pacecco, se qualche estraordinario negotio non l’impedisca, né dal medesimo pensiero mi par di veder lontano Dolfino, ma senza ferma resolutione, alla quale io non stimularò punto, bastandomi che Vostra Altezza si contenti della venuta mia solamente.
a a interl. sup.
b Con interl. sup.