Il cardinale Ferdinando al granduca Cosimo I [1]
Roma, 3 febbraio 1570
Med. 5085, [già num. 102], c.196r-v.
Questa sarà per avvisar Vostra Altezza come questa mattina il reverendo vescovo di Narni m’ha detto come Nostro Signore sped[irà] a quella un corriere et domand[ò] Sua Signoria Reverendissima a Sua Beatitudine che luogo la disegnava dar in Cappella a Vostra Altezza, rispose in mezzo a dua diaconi cardinali, come l’altra volta, rimettendosi però ai maestri delle cerimonie. Di più, ricordando il medesimo vescovo a Sua Santità che saria stato bene fare un concistorio publico et in esso dar a Vostra Altezza la corona per metterla in possesso del grado et degnità datali et, vedendo stare Sua Santità sospesa, gli domandò la causa di questa sospensione. Essa rispose che non haveva corona alcuna et che saria stato poco honor et degnità sua se ne havessi fatto fare una di poca valuta et a farla far di prezzo grande, come meritava Vostra Altezza, si trovava poco modo, onde il prefato vescovo replicò che pensava quella ne havessi una et se non l’havessi hauta che l’harebbe fatta fare subito. Sua Beatitudine rispose che molto volentieri et di bonissima voglia in questo modo //c.196v.// incoronerebbe Vostra Altezza in concistorio publico, dicendo inoltre alcune parole d’amore et affectione in verso di quella. Et havendomi esso monsignor referto tutto questo, ho voluto farglielo a sapere con questa mia per sua informatione, rimettendomi delli altri particolari alla lettera che gli scrive detto vescovo. Et non m’occorrendo dire altro, prego Nostro Signore Dio che prospera conservi Vostra Altezza.
Di Roma alli iii di febraro 1570.