Il cardinale Ferdinando al principe Francesco [1]
Roma, 10 febbraio 1570
Med. 5085, [già num. 103], c.197r-v.
Io sarò breve con questa occasione poiché, non havendo lettere sue, poco altro mi resta in che estendermi quando io le habbi dato conto della salute mia, che, per la gratia di Dio, è in quel buono stato che è stata sempre.
Dopo l’ultimo corrieri spedito di qua (il quale pure doverà esser giunto a Fiorenza avanti la partita di Sua Altezza) si sono havuti diversi buoni riscontri della volontà che Nostro Signore ha di honorarla conforme a quel che conviene anco largamente a la gratia fattale, come le ho scritto. Però stia pur sicura Vostra Eccellenza che, se bene non mancano mai venti contrarii, prevaleranno però sempre le diligenze nostre con la bontà di questo santo vecchio. Io per consiglio di Sua Beatitudine me ne restarò di qua per incontrare poi Sua Altezza il giorno medesimo del suo arrivo insieme con Monsignor mio Illustrissimo Alessandrino //c.197v.// et altri cardinali et prelati amici d’honorata compagnia qualche miglio fuore di Roma.
Attilio di Veri de’ Medici per supplire ai bisogni suoi, nei quali afferma trovarsi molto intrigato, desiderarebbe che Vostra Eccellenza lo provedesse del Capitaneato di Volterra con le commodità del quale sperarebbe d’andarsi liberando et risolversi a quello da che forse lo ritira la povertà dello stato suo. Io desidero il medesimo non punto meno di lui per certo honesto disegno mio che si verria effettuando con questo mezo. Però la supplico con ogni affetto a consolarlo, quando stimi di poterlo far con servitio suo, ch’io certo riceverò il tutto in me stesso. Et sarà questo per fine, col quale di core mi raccomando in buona gratia di Vostra Eccellenza.
Di Roma li x di febraro 1570.