Il cardinale Ferdinando al principe Francesco [1]
Roma, 12 maggio 1570
Med. 5085, [già num. 130], c. 260r.
L’occorrenze de creati miei mi sforzano a noiare Vostra Eccellenza più spesso di quel ch’io vorrei, però ella mi perdoni et tenga per fermo che come io non lo fo se non stretto da bisogni loro, così non stii senza gran desiderio che essi riportino commodità della mia protettione. Cosimo Campana si trova molestato per condennatione pecuniaria di quel caso, per il quale egli ha patito confino et carcere assai lunga con molto suo danno, né può pagare senza gravissimo disordine della casa sua, piena di sorelle nubili et d’altra famiglia inutile. Prego Vostra Eccellenza che, per la servitù de suoi maggiori et per quella che egli hora fa con me, sia servita qualunche egli sia stimarlo degno di gratia, ch’io la riceverò in me, et n’harò la medesima obligatione con lei, nella cui buona gratia mi raccomando.
Di Roma li xii di maggio mdlxx.