Il cardinal Ferdinando al principe Francesco [1]
Roma, 13 maggio 1570
Med. 5085, [già num. 133] cc. 268r-269r.
Quel che sia seguito nel particolare del Mannello lo vedrà Vostra Eccellenza da lo che io ne scrivo a Sua Altezza, onde con lei non m’estenderò se non a dirle ch’io ben accennai il pregiuditio di lui con cotesto stato et quel che la mi comandava. Ma Sua Santità et prima, et su questo si mostrò tanto resoluta a castigarlo lei ch’io non giudicai da passare più oltre, parendomi che quando egli fusse in Castello si potria domandare più apertamente. Seguitarassi di fare con l’occasione nuove diligenze et la cosa passa sin qui in modo che li ministri franzesi bisognarà che si scuoprano, come credo che faranno volentieri sendosi contentati ch’io così offerisca l’opera loro, per haver occasione di dire con maggiore profitto. Minacciagli Sua Santità le forche et peggio et contra li complici accennati nella sua lettera è già di cattivissimo animo et procederia in modo da farli presto pentire delle loro sceleraggini.
Stamane, ragionando con Alessandrino, col secretario et col vescovo di Narni di diverse cosea, //c.268v.// cademmo in proposito di promotione et Alessandrino col secretario conclusono d’haverla così ben chiara per mercoledì, o venerdì prossimo al più lungo che non fusse più da dubitarne et (che che si sia del Camaiano), scorrendo essi per li soggetti cardinalandi, dissono che, se il papa non n’havea data promessa al Gran Duca nostro Signore, non le parea da tenerla sicura. Signore, in questa materia io sono stato spedito altre volte così generalmente da Sua Altezza che mi par superfluo di più scriver glene, ma non ho già però in questa congiuntura voluto lassar di dir a Vostra Eccellenza che quel che non si fa hora con questo papab, credo si debba sperare forse più a tempi suoi, sendone egli tanto alieno et che per ciò non saria da starsene semplicemente aspettando. Io (oltra che così al buio della volontà di Sua Altezza non aprirei bocca) sarei anco per me stesso poco atto a far cosa di rilievo, massimamente in queste angustie, sì perché l’età mia non richiede ch’io mi ci ingerisca, sì perché da cardinali sente Sua Beatitudine //c.269r.// malvolentieri cotali richieste. Ma con una commessione loro mostrabile sperarei ben d’adoprarmi non inutilmente. Però ho voluto dirle che, quando pur il Camaiano restasse escluso, non saria stato male l’haver altro soggetto da proporre et richiedere et, persuadendomi (per quel che la m’ha detto più volte) che il vescovo di Pavia le piacerebbe et per le sue qualità sarebbe degnamente raccomandato, ho voluto ricordarle lui per uno et dirle che mi pesarà sommamente per servitio nostro se non haremo parte in questa promotione o, fatta che sia, non ce ne guadagneremo, tale è hoggi lo stato della corte et di queste pratiche. Con il quale fine in buona gratia di Vostra Eccellenza mi raccomando con tutto il core.
Di Roma li xiii di maggio 1570.
[Post scritto] Questa quasi certeza di promotione ho voluto significarle con corriero espresso acciò, volendo aiutar il Camaiano o altri, sappia esser necessaria la presteza.
a Note ms. interl. infer.
b Segue non barrato.