Il cardinal Ferdinando al granduca Cosimo I [1]
Roma 23 aprile 1571
Med. 5085, [già num. 189], cc. 397r-398v.
Lettera integralmente autografa.
Venerd<ì> giunse il corriere di Vostra Altezza con una sua lettera nella qual mi comandava che io andassi dal papa et li dicessi quello che mi scriveva et li presentassi la sua lettera, il che feci subito che hebbi la comodità et ponendoli in nel miglior modo che seppi et più minutamente quello che Vostra Altezza mi scriveva. Sua Santità mi rispose che io non aveva di bisognio di lettere credentiali con lui et che io rispondessi a Vostra Altezza che la ringratiavaa assai del aiuto che la li dava etb che Vostra Altezza ringratiassi in nome suo quello che li haveva dato tanto amorevole aviso et che lui non aspettava altra risposta da farsi a quelli che ricercavano il re di Francia che quella che li fu fatta et che, da poi che era seguita la morte del Transilvano, non hera da dubitarsi tanto quanto prima, havendosi da haiutar l’imperatore di là. Io li dissi che facilmente Vostra Altezza quando scrisse non haveva auto la nuova di tal morte, ma che Sua Santità considerassi che io non li havevo nominato fra i principi d’Alamagnia l’imperatore. Mi disse: “chi sono questi principi?”, li risposi: “possono essere il duca di Sassonia, il conte Palatino et tutti li altri eretici, //c.397v.// i quali non hanno altra mira che di estirpare questa Santa sede”. Mi disse: “il duca di Sasonia a fatto mal bando che nissuno dica mal di noi, et di lui non dubitiamo molto”. Io li risposi che, quando loro vedessino lo hoccasione di poter far qualche danno a questa Santa sede, loro sarebbon tutti d’acordo. Mi rispose che lo credeva et che questi rumori del marcesato del Finale sarebbe forse causa di farli pensar ad altro. Seguitando a parlare li dissi che sa la Santità Vostra che questo non siac preso per hoccasione di metter l’arme in Italia per voltarle poi dove li parà et li tornerà più conto et per questo il granduca va finendo le sue forteze et munendole e sta preparato non per paura che gli habbia,ma aciò che, venendo il caso, non sia trovato al improviso et forsed volendo alcuno muovere contra di lui et contra di Vostra Santità il sapere che stiamo preparati li farà pensar ai fatti sua. Mi rispose che nel Stato suo non haveva forteza da finir se non questa fortificatio di Borgo, la quale faceva. Et che lui non poteva fortificar le città grosse perché i popoli lo sentivan malvolentieri come a Bolognia, et mi sogiunsee: “vi ricordate di altra forteza che noi habbiam imperfetta?” //c.398r.// Io li dissi che non mi pareva che Sua Santità havessi altra fortezaf imperfetta che l’importassi più che quella di Castelfranco per esser a confini del duca di Ferrara. Mi disse che ci si lavorava et che farebbe solecitare et che io scrivessi a Vostra Altezza che lui starebbe vigilante et che non poteva esser altra persona d’Italia che promettessi aiuti alli oltramontani se non il duca di Ferrara et che teria secreto il tutto. Io non ho ditto niente a nisciuno, come Vostra Altezza mi comanda, e mi par che di quello che io ho passato con il papa in nome di Vostra Altezza haver conosciuto in lui gran sodisfatione di quelli avvertimenti havutone. Mostrò di esser mal sodisfatto dei ministri del reg di Spagna in queste cose della Lega che ancor trovo in lui qualche poco di speranza. Fo fine pregando il Nostro Signore che la conservi.
Di Roma a li 23 di aprile 1571.
[Post scritto] Prego Vostra Altezza mi facci gratia di dir [due...] alla signora Cammilla da parte mia et dirli che non mi son smenticato della promessa che io li ho fatto.
a Raringratiava nel testo.
b Segue et ripetuto.
c Seguono due lettere espunte.
d Preceduto da forse barrato.
e Segue ancora barrato.
f Segue che ripetuto.
g Segue cato barrato.