Il cardinal Ferdinando al granduca Cosimo I [1]
Roma, 1 giugno 1571
Med. 5085, [già num. 216], cc. 454r-455v.
Come harà visto Vostra Altezza dalla mia precedente, già era dichiarato Alessandrino legato per Spagna quando è comparsa la lettera sua. Tuttavia, riconoscendo egli in buona parte il favore del primo offitio fatto da lei, viene confermato tanto più da questo nell’obligo che le tiene dell’effetto partorito da quello. Egli è per partire in breve et da Sua Santità tiene già ordine in generale d’havere a cuore le cose di Vostra Altezza quanto le proprie di lei et di questa Santa sede. Il che le dico acciò, se le paresse a proposito farli commetter cosa alcuna particolare, possa dirne le volontà sue con le prime acciò si procuri che Sua Beatitudine glie ne commetta in voce et la ponga instruttione. Passarà nell’andare per Fiorenza, dove si darà buona commodità a Vostra Altezza di ragionare seco. Nella pratica di Commendone ho io passato in modo che nessuno de suoi ha visto di me cosa che possa haverlo offeso, anzi che con essi ho mostrato di questo successo suo molta contentezza et oltra quel che farò con lettere, so che essia ancora gliene renderanno testimonio tale che non potrà seb //c.454v.// non tornar in grado a Vostra Altezza.
Dell’altre cose scritte da lei all’ambasciatore et al Camaiano estesamente, lassarò che essi le rispondano per non raddoppiare d’ogni banda questa molestia. Et in risposta delle sue tutte restami solo di dirle che a favore di Lorenzo da Fermo m’adoprarò nel modo che la comanda. Et che a frate David minore osservante mostrarò in quel che gl’occorrerà valersi di me quanta stima io faccia della sua virtù et del testimonio et sodisfatione di Vostra Altezza che tanto desiderosa si mostra del comodo di lui.
Pacecco fece offitio con Nostro Signore per vedere se si contentasse di rimandar Salviati in Francia per nuntio residente et, secondo mi referisce, Sua Santità non v’inclina, non perché lo stimi meno atto a quel negotio, ma perché ha opinione che la regina in effetto sia poco sodisfatta di lui et lo vedrebbe malvolentieri et che la domestichezza mostratagli da lei sia stata simulata et egli ci resti ingannato. Con queste arti hanno, crede egli, Rambugliet et Musotto preparato l’animo del papa, instrutti da Loreno, di conserto del nuntio ancora //c.455r.// ciascuno per l’interesse suo (così convengono tra loro ancora gli avversari in quel che stimano commune servitio)c et per levar fede alle relationi del vescovo, se pur havessero havuto cosa contra Loreno, il quale caminando forse fuor di strada, ha bisogno di mantenersi con stratagemmi continui. In questo termine trovandosi le cose del vescovo, non par che sia da disegnarvi se prima non sia sgannata Sua Santità et levata di questa opinione, il che piacerebbe al vescovo, sebene se ne ride, ma vorria che qualunche offitio ci occorre fare non apparisse mendicato. Però vede Vostra Altezza quel che bisogni far prima, se pur vuol tirare dietro a quel che ha mostrato di desiderare et non le paresse per sorte che il mandarsi il legato renda per hora necessaria questa espeditione del nuovo nuntio, et di Salviati particolarmente. Di cui non voglio lassar di dirle che egli, se bene proponerà sempre il servitio di Vostra Altezza a ogni suo commodo, malvolentieri però lassaria Roma per risedere in Francia mentre vi stesse fermo il legato.
Il medesimo cardinale Pacecco havea proposto a Nostro Signore a instanza nostra un dottore, che per ogni respetto havevamo giudicato più d’altro atto a assistere a Commendone, //c.455v.// come quello che havendolo praticato nell’Inquisitione particolarmente conveniva in ciò col Camaiano, et poteva far di lui buon testimonio. Ma Sua Santità lo vuol qua dove dice stimarlo più utile. Così pensando ad altri, ci si presenta il referendario Grassi, fratello del cardinale buona memoria, homo molto atto sì per la suffitienza, di cui fa testimonio l’haver letto con buon credito lungamente in Bologna, sì per la fede, della quale par che mi certifichi il desiderio che ha della gratia del papa, li molti offitii che ho fatti per lui non inutilmente dopo la morte del fratello, et l’havere egli collocate in noi le sue speranze, sì anco l’essere egli prudente et accorto. Lo proporrò se piace a Vostra Altezza et non dubito che Sua Santità sia per accettarlo, havendo sempre mostrato di volersi servir di lui, col quale saria anco insieme un messer Claudio Orsucci, auditore già del suddetto cardinale suo, giovane di buono spirito, et buone lettere, che non saria se non utile et terrebbe l’occhio al servitio nostro per il quale il predetto monsignore communicherebbe sempre con li ambasciatori di Vostra Altezza, da cui aspetto risposta, et con ogni affetto fra tanto le mi raccomando.
Di Roma il primo di giugno 1571.
a Essi corretto su egli.
b Segue che non potra se ripetuto (c. 454v.).
c (Così convengono ancora gli avversari in quel che stimano commune servitio) marg. intern.