Piero Usimbardi a Bartolomeo Concini [1]
Roma, 15 giugno 1571
Med. 5085, [già num. 228], pp. 477r-v.
Molto magnifico Signor mio osservandissimo,
a chi temerariamente s’intrometteva nel negotio di quelle lettere risposi io quel che conveniva alla dignità de padroni et de ministri, onde veramente non ricercava risposta quel che io scrissi a Vostra Signoria solo per suo ragguaglio.
Qua sono stati donati muli et cavalli a Alessandrino per la sua persona, ma vedendosi tuttavia ansio di più, par al cardinale che non saria se non buono il procacciarli qualche cosa a proposito, come mi fece scrivere a Vostra Signoria. Nel resto ben sa Sua Signoria Illustrissima che d’honori et careze non si mancarà et farà opera d’avvisare la partita in tempo che vi sia commodità di sodisfarsi. Chi versa in carichia sta sempre esposto a quei lavori che la chiama di traforo et però ben dice Vostra Signoria Magnifica esser bisogno che Dio accompagni et favorisca la fedeb et l’amore di chi serve con l’uno et con l’altro. Io lo ne prego con promettervi la bontà de padroni et la prudenza di chi li sta d’attorno, che queste mi saranno sicura guida. Col resto della lettera di Vostra Signoria Magnifica lessi al cardinale le due ultime righec che le dichiaravano l’animo suo verso Sua Signoria Illustrissima, la quale parve che quasi sospettasse che fussero scritte per che Vostra Signoria dubitasse non credersi da lei questo medesimo et, havendo detto assai in honore della //c.477v.// servitù che fa con la casa sua, mi commesse li rispondessi che, se erano scritte per sua sodisfattione et per dolceza, l’havea sentito con piacere; se per sospetto o altro, le stimava superflue. Che sia per fine col quale le baso la mano, et le prego ogni contentezza et felicità.
Di Roma li xv di giugno 1571
di vostra Signoria magnifica
Affetionatissimo servitore Piero Usimbardi.
a Segue p barrata.
b Segue la barrato.
c Segue si barrato.