Il cardinal Ferdinando al principe Francesco [1]
Roma, 27/29 giugno 1571
Med. 5085, [già num. 237], c. 490r-491v.
Stamane dopo l’audienza publica mi presentai a Sua Santità per vedere se voleva ragionare sopra quella lettera, in proposito della quale, sendo entrato dopo alcune parole, mi pareva veder che ella o non se ne ricordasse o non l’havesse ancor letta. Ond’io, per ridurgliela meglio a mente, dissi che non sapevo già il contenuto, ma credevo che fusse in materia di questi ragionamenti che vanno attorno et di quel che per suo ordine io havevo scritto a Vostra Altezza poiché havevo commessione di ringratiarla (come feci, nel rendergliela) et poteva ancor esser che Vostra Altezza havesse inteso quel che diceva l’ambasciatore catolico, cioè che il suo re non si moveva senza fondamento, poiché il Christianissimo gl’haveva promesso di stare a vedere senza muoversi in aiuto di lei. Sua Santità disse non se ne ricordare, ma che la vederebbe et risponderebbe. Dissi poi questa cosa a Rusticuccio, in mano di cui sogliono venire quasi tutte le lettere, pregandolo a procurar che Sua Beatitudine vedesse questa lettera quanto prima et mia promesse di farlo, il che vorrò intendere per ogni //c.490v.// modo, ma se Vostra Altezza desidera di queste sue lettere, delle quali mi fa veder il contenutob , haver risposta, non saria forse fuor di proposito supplicar Sua Santità che per sua minor molestia dicesse con me quanto le occorra, perché ella si grava da se scrivere di suo pugno più che d’altra fatica et altre volte n’ha fatto scusa meco, come ho detto.
Messer Nofri dice d’havere visto l’investitura di Siena una volta in Siena et un’altra qui in Roma l’anno passato et non haversela ritenuta o havuta prima, né poi. Però è necessaria farla levar di costà et inviarla. Nelle cose di Ferrara si fa di qua quello che si giudica necessario per il procedere de suoi in questa corte. Quel di più che Vostra Altezza accenna depende dal sapere quel che egli habbia fatto appresso all’imperatore circa la suspensione del giuditio comandatagli da Sua Santità per il breve, il qual particolare con lo che vi possa essere di più prodotto in atto, non venendo scritto a Sua Beatitudine che non vi ha ministri, né da Vostra Altezza, che puo haverne notitia; et tacendosi dalli avversarii, ci serra la strada di proveder più oltre ch’a quel che veggiamo qua, dove non si lassarà passare cosa di pregiuditio, ma l’andar //c.491r.// al papa per un remedio più che per un altro par che si potrà fare allhora solamente che dalla qualità del male o presente o imminente si possa giudicare di qual sorte bisogni, come intorno a ciò le dirà più particolarmente il Camaiano, col quale havendo ragionato a lungo, concludiamo che saria un tirar in arcata et parlar tanto poco informato che non si sapesse rispondere, se Sua Beatitudine domandasse quel che sia successo alla corte dell’imperatore, perché quanto all’infiammarla, già parmi haver detto più volte qual sia l’animo suo.
Nella sua buona dispositione verso Francia pigliarò io ogni buona occasione per conservarla et le cose desiderate da quelle Maestà aiutarò sempre vivamente con lei a finché ne restino meglio certificate con qualche gratia, a che so più d’ogni altra opera dover girar la lettera di Vostra Altezza.
Per il silentio di quello atto dell’ambasciatore cattolicoc non m’adoprai iod, sì che sia parsa opera mia, ma per diligenza fatta da Nostro Signore et per suo interesse. //c.491v.// Quel che Cesi havesse ritratto già l’harà inteso Vostra Altezza da quel che io gliene scrissi in sustanza con l’ultima mia. Più particularmente lo vedrà hora dalla lettera d’esso Cesi ch’io le mando qui alligata. Et perché habbiamo poi pensato, Pacecco et io, che se s’ha da trattar qua, non potrà forse Cesi intervenir nel negotio, come creatura che è del papa, il quale forse non se ne contentarà, ci è parso dovere intendere da Vostra Altezza se si contenti che egli chiami Santa Croce o altro cardinale più a suo gusto. Però sopra questo ancora sarà servita di rispondere la sua volontà, ch’io starò aspettando et fra tanto con tutto l’animo mi raccomando in buona gratia di Vostra Altezza pregandole lunga et felice vita.
Di Roma li 27 di giugno 1571.
[Post scritto] Tenuta alli 29 et mi dice Rusticuccio haver posta in mano di Nostro Signore la lettera di Vostra Altezza, che hieri stava ancor chiusa su la tavola sua, et che stava leggendola quando egli partì, talché potrà hora attendersene il frutto.
a Segue ha barrato.
b Delle quali mi fa veder il contenuto marg. sinistro.
c Dell’ambasciatore cattolico interl. sup. con segno di richiamo.
d Segue ma barrato.