Piero Usimbardi a Bartolomeo Concini [1]
Roma, 20 luglio 1571
Med. 5085, [già num. 252], c. 534r-v.
Molto magnifico Signor mio Signor osservandissimo,
Mestieri sarà poi comparso poco <dopo> la data della lettera di Vostra Signoria Magnifica di 16, non sendosi potuto espedire in tempo che arrivasse avanti la partita dell’ordinario che me l’ha portata. L’ho letta al cardinale a cui fu grata per le nuove di fuore, ma molto più per la che reca della salute di tutte loro Altezze.
Qua sono stati gran caldi, ma maggiori assai sentiamo et crediamo i vostri che non i nostri, i quali da hieri in qua sono temperati di maniera per pioggie successe non molto lontane, che si è godutoa la notte dolcissima come sarà anco la futura se si può stimare dal fresco d’hoggi, ma presto tornaremo a termine che ci bisognarà cercare anco la notte al solito il fresco per Roma con più d’un pericolo ecc., talché io non so se fusse meglio mutare luogo mentre il caldo è pari per tutto che aspettare il male, come Vostra Signoria dice. Pur il cardinale sta assai bene et, con l’aiuto di Dio, passerà francamente il mese che resta, se non è richiamato prima, guardandosi dalla bocca quanto può. //c.534v.// Sua Signoria Illustrissima, non havendo che scriver, saluta loro Altezze con sue lettere et a me ha commesso che in suo nome raccomandi a Vostra Signoria Magnifica il cavaliere Ottaviano de Medici suo creato et la preghi a aiutarlo col nome suo dove ella giudicarà potere et convenirsi, quando sarà richiesta da lui. La espeditione del Tolosano non è più spinta da Palazo quanto mostrorono le parole che li fece il papa, etb, se ben tuttavia mostrono di voler che parta, non però gli danno gran segni d’haverlo spedito, non che l’espeditione in mano. Da me ha havuto hoggi lec copie de duoi privilegi di Carlo V et l’altra del consiglio del signor dottor Fug.° [?] di Vostra Signoria fatte far qui per ordine del cardinale et in oltre una copia della bolla del titolo ch’io havevo, la quale duravano fatica per haver d’altroved. Che è quanto m’occorre et a Vostra Signoria baso la mano.
Di Roma li 20 di Luglio 1571.
Di vostra Signoria molto magnifica affetionatissimo servitore Piero Usimbardi.
a È goduto interl. sup. su godono barrato.
b Et interl. sup.
c Segue due barrato.
d Da “Da me... altrove” a piè di pagina con segno di richiamo nel testo.