Piero Usimbardi a Bartolomeo Concini [1]
Roma, 3 agosto 1571
Med. 5085, [già num. 261], c. 555r-v.
Molto magnifico Signor mio osservandissimo,
alle lettere di Vostra Signoria de’ 29 et 30 occorre poca risposta. L’andata del Signor Principe a Genova ha chetato ognuno et è stata sommamente commendata talché cessano le paure et di noi si parla come di vivi et sani, così si stracca Roma nelle suea ciancie. Il cardinale ha sentito con grandissimo piacere il contenuto delle copie et de la di Vostra Signoria Pacecco parimente. Et sapendo io quanto s’allegrasse il papa dell’andata, le diedi hiersera all’ambasciatore affinché hoggi con esse in mano potesse tanto più allegrarlo, come è successob. Di Pirro Bocchic solo il cardinale si è meravigliato, havendoli io predetto quel che Vostra Signoria mi scrive. Io non ne sapevo la minuta quando fui costà, ma al ritorno n’ho sentito leggere in cattedra da tutta la corte, desta per il pensiero che il cardinale dovea havere scoperto di valersi di lui, di che io non stimarei deliberatione peggiore come per mio debito ho detto a Sua Signoria Illustrissima.
Il negotio de sali con Ferrara è in grandissima rotta. Né il tesoriere, né il commissario della Camera //c.555v.// ardiscono d’andar a Sua Santità poiché ella se li cacciò dinanzi. Talché la natura della cosa fa da sé. Et Cesi ne vien molto aggravato in conspetto della corte, parendo che habbia fatto più tosto il buon amico di Ferrara, che il buon cardinale. Dell’armata turchesca et delle galere christiane ho visto informato l’ambasciatore et il Babbi, onde fo fine a questa mia senza entrare in nuove. Mando un piego di Pacecco, datomi da lui, col quale vedrà che questo ambasciatore cesareo sollecita ecc. Et a Vostra Signoria baso la mano.
Di Roma li 3 di agosto 1571.
Di vostra Signoria molto magnifica affetionatissimo servitore Piero Usimbardi.
a Segue che barrato.
b Come è successo interl. sup. con segno di richiamo.
c Segue non si sfor barrato.