Il cardinal Ferdinando al principe Francesco [1]
Roma, 12 dicembre 1571
Med. 5085, [già num. 279], cc. 608r-610v.
Lunedì col corriere di Lione scrissi a Vostra Altezza come io disegnava guidare il negotio della preda. Di poi communicai il mio pensiero col signor Marcantonio, il quale lo giudicò più utile per tirare il papa nel desiderio di Vostra Altezza, poi che così non si domandaria cosa che non paresse honesta, se ben non vi erano conventioni, sendosi massimamente usata dal signor don Giovanni con tutti li suoi, et promesse oltra di ciò far fede a Sua Santità del modo suddetto osservato dal detto signore et farvi ogni altro buono offitio. Hiermattina io fui con Sua Beatitudine et la trovai in buonissima dispositione. Però, dopo le piacevolezze, venuto a negotii, le dissi che Vostre Altezze, come che si promettessero sempre conforme la bontà di Sua Santità in tutte le cose, non però in questo particolare della preda havevano voluto muoverle parola finché fussero state informate di ciò che havessero usato altri et havessero esse visto lo stato delle galere loro, perché, come non hanno havuto altra mira che servire a Sua Santità con questa parte, come faranno sempre volentieri col resto delle forze loro, così volevano mostrarsi nude //c.608v// d’ogni altro interesse, ma poiché hanno sentito che non solo tutte le galere hannoa patito nei legni, ma che una resta interamente spogliata di homini et rovinata, et l’altra con molto mancamento in questa parte ancora et che don Giovanni havea voluto che Giovannandrea et li altri participassero per rata et per li danni, fussero oltra ciò riconosciuti, desiderando Vostre Altezze poterle mantenere et servirle, come havean promesso, et in oltre sodisfarsi di saper esse, et che conosca il mondo esserle accetto il servitio loro, la supplicavano a voler considerar questo danno et non solo rifarglielo et ristorarlene, come par che l’honestà richieda, come poteva persuaderli l’esempio detto et come a noi prometteva la sua benignità, ma dar anco segni di sodisfattione con la partecipatione dell’acquisto nel modo che s’era usato con altri. Ella replicò più cose in contrario, non escludendo interamente, ma con ribatter l’esempio di Giovannandrea et altri et mostrando che s’harebbe volentieri ritenuto il tutto. Pure, //c.609r.// replicandole io che il mondo non interpreterebbe beneb né per la grandezza dell’animo suo, né per un certo honore di Vostra Altezza, se ella che di xii galere ne paga solamente sei a Vostra Altezza, non usasse con lei quella equità et liberalità che don Giovanni haveva usato con li suoi, a quali le pagava tutte et, stringendola da questo capo, ella si contentò di rimettersi a questi dell’armata che intendevano et che sapevano l’usanze, dichiarando ch’io trattassi col commissario Grimaldo.
Io la ringratiai della resolutione, ma la pregai a non mettermi alle mani con questo homo, perché la sua conditione et maniera era più atta a farmi rompere che convenire seco, et proposi Cesi et il signor Marcantonio per tali che intendevano queste pratiche et sapevano ogni cosa, i quali potriano molto ben mostrarle quel che convenisse. Così si contentò di loro, dicendo che farebbe quel che era honesto. Sono stato con tutte due et inteso che il papa, sebene ha contribuito col terzo solamente di quel che dovea, havendo messo xii delle 36 galere //c.609v.// che le toccavano, non di meno nella distributione ha havuto l’intera sesta parte d’ogni cosa. Della qual sesta parte, se a Vostra Altezza darà il terzo che le viene per xii galere et appresso il ristoro della Fiorentina, habbiamo calculato che le toccavano 280 schiavi in circa, sei gusci di galere al meno et 8 in 10 cannoni, di maniera che quel che le tocca supera quel che ci è, et passerà la cosa in modo che Vostra Altezza harà l’intento suo et apparirà che a Sua Santità resti più tosto del nostro che si voglia del suo, sebene quel che manca in schiavi potrà compensarlo in artigleria o legni. Cesi et il signor Marcantonio informaranno che così conviene et il signor Marcantonio particolarmente ha promesso referire largamente il danno delle galere et ricordare a Sua Santità quanto ben proviste comparissero d’ogni cosa et quanto bene habbino servito et meritino. Da che, se ne nasce, come io spero, la buona resolutione di Sua Santità circa il ristoro del danno et la partecipatione, vede Vostra Altezza che se ne //c.610r.// cava dolcemente quanto si voleva. Che questa relatione si faccia et tale che Sua Santità si confermi nela buona volontà, io lo procurarò et sono certo che non mi sarà mancato, sendo stato promesso molto amorevolmente et havendo io mostrato a questi due signori che Vostre Altezze siano per serbarne obligata memoria.
Già raccomandai di qua a Vostra Altezza un signor Carlantonio Pozo per la Ruota di Fiorenza a instanza del cardinale Bobba, al quale risposi poi conforme a quel che me ne scrisse lei. Quel cardinale me lo ricorda hora et ne fa quel testimonio che la vedrà. Del quale, stimando io potersi fare capitale non meno per la sua molta intelligenza che per l’amorevolezza, ho voluto mandarle la lettera istessa et pregarla di nuovo della medesima gratia.
Per il medesimo offitio della Ruota, sendo pregato di proponerle messer Sinibaldo Belmissere da Pontremoli dottore di buone qualità ed esperienza, non ho potuto negarlo et harei caro che le piacesse di rispondermene //c.610v.// quattro parole amorevoli, facendo nel resto quel che sia suo servitio. Che è quanto m’occorre, et con tutto il cuore mi raccomando nella gratia sua.
Di Roma li xii di dicembre 1571.
a Segue servito barrato.
b Segue che barrato.