Il cardinal Ferdinando al granduca Cosimo I [1]
Roma, 13 dicembre 1571
Med. 5085, [già num. 281], cc. 614r-615v.
Seben più giorni sono comparse qua la lettera di Vostra Altezza de’ vi col deciferato della corte cesarea et con la credenziale per Nostro Signore, non però ho potuto per diverse occupationi publiche et private di Sua Santità havere audienza da lei prima che avanti hieri al tardi. Quella sera le presentai la detta lettera et gli lessi il deciferato, il quale ella molto bene considerò et volse sentire la seconda volta. Di poi soggiunsi in voce conforme all’ordine di Vostra Altezza et la trovai più di quel che io non harei mai creduto renitente a concedere quel che si desiderava, allegando ella per principal respetto et pretesto, oltra li altri, che non haria voluto dispiacere troppo a Commendone, il quale si ricordava con quanta instanza havesse domandato quel padre et ne sperava tanto servitio in questa sua legatione. Io replicai tutto convenientemente et non volsi dir che Commendone se ne quietarebbe per amor nostro per non renderla più sospettosa di quel che la sia per ordinario, //c.614v.// ma bene dissi che a Commendone non mancheriano molti teologi di bontà et virtù per il proposito suo, ma che non si trovaria già un altro padre così atto, per destrezza et per le confidenze scoperte, a aiutare questo servitio di Vostra Altezza come il Toledo, et che sapevo tal accomodamento stare pur tanto a cuore a Sua Santità quanto richiedeva il respetto della nostra servitù con lei, oltra molti altri (sic!) publiche considerationi che può havere. Così stringendola, ella disse contentarsi di scriver a Commendone che, sendo richiesto da Vostra Altezza di fara restar il padre Toledo, esortava Sua Signoria Illustrissima a contentarsib di lassarlo in corte, potendo gratificarlane senza suo scommodo, con mostrarli chec ne faria piacere a Sua Santità. La quale né al detto cardinale che lo lassi, né al detto padre che resti o venga qua, non ha già per hora voluto scrivere altrimenti. La lettera che esorta in questa sustanza amorevolmente viene allegata con questa, con la quale viene anco copiad //c.615r.// del memoriale d’Alessandrino al re, della risposta di Sua Maestà et di quella che si è fatta di qua in materia del titolo. Et ci saranno anco le copie di quel che ultimamente scrive esso Commendone, se l’harò in tempo, non lassando di dir in tanto che di qua presupongono Commendone essere partito per Polonia et seco il suddetto padre. Rispose Sua Santità non occorrere di scrivere a quel cardinale come dovesse dar le ragioni di questa Sede all‘imperatore perché tien di ciò ordine conforme a quello che Vostra Altezza mostra desiderare.
Della nota mandatami s’è di già trovato il breve di Paolo IV col quale fa regno la Ibernia, concedendone la denominatione et titolo della regina d’Inghilterra. Et questo ci andiamo imaginando che Vostra Altezza cerchi, poi che il titolo di re d’Inghilterra espresso nella nota detta non fu dato altrimenti da Paolo IV a quella regina, né //c.615v.// bisognò darf a lei quel che le veniva dai suoi progenitori, né a Filippo quel che li veniva col matrimonio. L’altre cose si vanno cercando per mandar poi tutto insieme in forma autentica, come desidera Vostra Altezza, alla quale dirò intantoche il Camaiano ha quasi condotta una minuta nel tenore che dovria essere il breve, con la quale viene porta la cosa sì melata che non credo Sua Santità sia per sentirla se non bene.
Il negotio del Camarlingato è in un termine che mai ci fu più commodità di trattarlo. Scrivo al Concino estesamente perché di tutto ragguagli Vostra Altezza, onde non m’occorre che pregarla a udirlo et, parendole, pigliarvi quello espediente che desidero per far hora un’ultima diligenza. Che è quanto m’occorre, et a Vostra Altezza baso la mano, pregandole salute et ogni contento.
Di Roma li xiii di dicembre 1571.
[Post scritto] Le copie di Germania si mandaranno domane, non si essendo potuto haverle stasera.
a Segue restar barrato e ripetuto.
b Contentarsine, -ne barrato.
c Segue le barrato.
d Segue d barrato.
f Darlo, -lo barrato.