Il cardinal Ferdinando al granduca Cosimo I [1]
Roma, 23 febbraio 1572
Med. 5087, n. 20 (c. 58r-v).
Ho visto quanto Vostra Altezza mi risponde a quel che io già le scrissi sopra la desiccatione delle Chiane et ci volgo hora l’animo tanto più volentieri, poi che vedo inclinata al desiderio mio la volontà del Signor Principe, senza la quale io non vorrò mai cosa maggiore, non che questa, qualunche sia. La ringratio di quanto n’haveva trattato con esso per mia sodisfattione. Et poiché con Sua Altezza debbe esser la pratica, a lei scrivo che volentieri pigliarò la cura della impresa; mi obligarò a non poter alienare a forestieri, né vendere quel che mi tocchi ad altri che a lei, la quale debba esserne comprator sempre ioa voglia dar tutto o parte per li pregi correnti, che io accordarò con le communità di qua, lassando a Sua Altezza la cura di quelle di costà, né ci interessarò alcuno. Resta che mi si dichiari meglio per quanta parte io debba entrare, et come et quando pigliar et maneggiar la cura della desiccatione, che sono li capi principali, sopra li quali aspettarò più chiara et particolare la volontà loro, giudicando buono et utile convenir di questo prima che si passi più oltre et si ponga mano in altro.
Ringratio anco Vostra Altezza di quel che mi dice intorno alla fabrica della casa nostra qua et starò aspettando d’intendere dall’Ammannato quanto ella //c.58v// in questo particolare mostra d’haver passato con lui, dal quale non ho lettere fin a hora.
Qua sotto nome di Vostra Altezza veglia certo interesse con molto danno, per quel che io sono informato, d’alcuni poveretti, et mi persuade la qualità del fatto, che ella non n’habbia più notitia che tanto. Mandole per ciò il memoriale qui alligato acciò dal tenor d’esso consideri lei stessa quel che le compla per ogni respetto, che sarà certo buona et pia opera ponervi qualche remedio.
L’ambasciatore cesareo mi fa pur continuamente ricordare da Massimo Grotto che non si dovriano lassar le pratiche vecchie circa l’ accommodamento con l’imperatore.
Io lo ringratio et prego a far buoni offitii et ultimamente ho voluto che Massimo detto mi dia in scritto quel che diceva a parole. L’ha fatto et io mando con questa a Vostra Altezza lo scritto stesso, acciò veda quanto giornalmente passa per mia mano in questa materia. Nel resto scrivo al Signor Principe in risposta quanto mi occorre, che tutto dovrà esser commune a Vostra Altezza, alla quale con questo fine bacio la mano.
Di Roma li 23 di febraro1572.
a Io in un primo tempo seguito da la, poi cassato.