Il cardinal Ferdinando al principe Francesco [1]
Roma, 23 febbraio 1572
Med. 5087, n. 21 (cc. 60r-62r).
Intorno al negotio della citatione il cardinale Chiesa si risolve di far la sua relatione lunedì insieme col Camaiano et mostra pur tanta volontà per honor di Sua Santità et servitio nostro ch’io non aspetto se non buon successo col mezo suo. Et domattina a cappella gli parlerò di nuovo con ogni efficacia et destreza ricordandogli il suo debito, la nostra speranza et l’obligo che li haremo, che, se pur la resolutione di Sua Santità battesse interamente al segno nostro, allhora sarà lecito di mostrarle i sospetti che possono haversi delle persone et supplicarle a chieder nuovo parere da qualcun altro et di quelli particolarmente che Vostra Altezza propone, la quale stia pur sicura che in cosa di tanto momento si veglia et si farà quello di che ella non potria più se fusse presente.
Nella prima audienza io proporrò la persona di Bernardo Soderini per il negotio di Germania, parendomi che Vostre Altezze habbino pensato molto bene per le qualità che concorrono in quel gentilhomo, et con la medesima occasione tornarò a mostrarle quanto frutto si potesse sperare dall’opera del legato et del padre Toledo, se potessero fermarsi in corte cesarea a tirar innanzi quel che si trovava così ben incaminato per mano loro, et mi sforzarò di persuaderla a contentarsi che vi si fermino sotto pretesto della Lega o d’altro, facendoli anco sapere quel che di //c.60v// buono havesse fatto il duca di Ferrara per servitio publico, come Vostra Altezza desidera.
Quando si parlarà di promotione io mi ricordarò di quanto Vostra Altezza m’ha commandato, ma ci sarà tempo di parlarne dopo il ritorno d’Alessandrino, che sarà per tutto marzo, non se ne vedendo qua segno alcuno per hora.
Par che Sua Santità voglia le galeaze et sia per descendere a quelle conditioni che Sua Altezza desidera, come scriverà l’ambasciatore. Però chiariscansi bene per non haver fastidio in ogni evento et non lassar ansa a maligni di seminare zizania.
Il Commendator maggiore, visitandomi due dì sono, mi parlò in modo della sua navigatione che mi par poter credere che toccarà Livorno. Sarà la sua partita quando le galere siano a Civitavecchia et ciò ne scriverò in tempo, havendo ordinato d’esserne avvertito subito.
Il maestro di camera (al quale si è fatta dare la lettera di Vostra Altezza) ha da far il negotio di quella scrittura per ordine et con commessione scritta di Nostro Signore senza nominar altri, però non è pericolo che si guasti con dir cosa che dia sospetto ad alcuno.
Dopo la ricevuta della sua de’ 17 non potevo io haver commodità d’essere //c.61r// con Sua Santità se non hiersera dopo l’hora delli ambasciatori, la quale suol esser importuna et poco atta a far cosa buona. Però dovendo hieri esser con lei l’ambasciatore per l’audienza ordinaria, io giudicai bene che egli con l’altro summario di Francia mandatogli da Vostra Altezza congiugnesse anco il ragguaglio di questo più fresco successo contenuto nella lunga lettera del Petrucci, se trovasse buona congiuntura, acciò che riserbassimo l’animo di Sua Santità men fastidito a queste altre cose, senza raddoppiarle molestia l’un dopo l’altro, se forse il primo fusse bastato. S’era fatto un summario di quello solamente che riguardava col seguito fra li ambasciatori il fatto del nuntio, parendo il resto cosa superflua et da haverla in memoria, per dirne largamente in voce se fusse bisognato replicar a qualche contraria impressione. Fu trovata Sua Santità leggiermente informata, et, non essendo Rusticuccio fautore di quel nuntio, meglio potette farsi il fatto nostro. Sua Santità in somma rispose esser resoluta di rimuoverlo et nel medesimo tempo domandò se qui fusse il vescovo di Chiusi, da che andiamo conietturando, che elle habbia disegno della persona sua per quel luogo, il che stimarei molto buono potendocene noi prometter ogni cosa.
//c.61v// Questa notitia del fatto et anco della mente di Sua Santità è, credo, in noi soli et si potrà così ritenere finché ella si risolva, il che destramente cercarò di far che segua con manco dilatione che si può. Alla domanda del vescovo di Chiusi fu risposto che era partito per la sua chiesa, secondo che per ordine di lei dovevano far tutti li vescovi. Del vescovo Salviati non fu fatto mentione nel summario, havendo io ben avvertito a questo passo nel veder et sommar la lettera: et fu bene, poiché Sua Santità volse ritenerselo. La detta lettera torna con questa a Vostra Altezza.
Il Granduca nostro Signore mi scrive haver trattato il disegno et desiderio mio sopra la desiccatione delle Chiane con Vostra Altezza et la resolutione appresso che ella amorevolmente ha fatto di mettermi alla parte, lassando a me la cura di desiccare et accordare le communità di qua, sendo ella per accordar le suddite sue, soggiugnendo che la non vuole mescolarci altri, né che a forestieri possa alienar la mia rata dell’acquisto, della quale dice che sarà il comprator lei sempre che io voglia venderne tutto o parte per li pregi ordinarii. Io ho ringratiato Sua Altezza, come potrà veder //c.62r// con l’alligata mia di quel che gl’era piaciuto fare, et a Sua Altezza parimente bacio la mano che si contenti di ponermi a questa parte, nella quale io mi sodisfo delle conditioni sudette, come farò sempre di quel che le piacerà in ogni affare.
Et aspettarò hora, che ella meglio specifichi la rata che intende ch’io partecipi nella spesa et nell’acquisto, et quando le paia da cominciare, et come condurre questa impresa, sendoci bisogno di danari et di più sorti d’homini, come la può giudicare.
Il cardinale Colonna mi prega a raccomandare a Vostra Altezza Domenico Mellini per il caso contenuto in questo memoriale alligato, et io lo fo volentieri et le harò obligo con lui insieme, se stimarà poterli far qualche gratia.
Il Camaiano ha inteso da me che il breve piace a Vostra Altezza et desidera che la gli rimandi quella minuta con quel che le occorra risponder alle sue considerationi. Che è per fine, col quale io le bacio la mano.
Di Roma li 23 di febraro 1572.