Il cardinal Ferdinando al granduca Cosimo I [1]
Roma, 4 aprile 1572
Med. 5087, n. 40 (cc. 108r-109r).
Li ultimi avvisi miei et d’ordine mio saranno bene stati men gravi degl’altri a Vostra Altezza, ma questi ch’io le dò hora son tali che ho giudicato dovergli mandar con corriere espresso, poi che posso dirle esser quasi cessato il cociore dell’orina a Sua Santità, orinar non più due volte o tre per ora, ma ogni due o tre hore una volta, dormir bene finché l’orina non la desta,a et in somma esser in sicuro la salute sua. Il che come accaduto per sola bontà di Dio et fuor del giuditio et espettatione de medici, debbe riconoscersi meramente dalla mano di Sua Divina Maestà. Sua Beatitudine sta contenta et domenica vuol venire a dar la beneditione, il che non le proibiscono i medici, vedendo che potrà farlo sicuramente. Par che questo male nella qualità et nel progresso habbia havuto conformità grandissima con altro che patì già sono dieci anni in questa stagione et se piacerà a Dio di donarci la conseguenza d’altrettanta sua vita saria certo cosa di molta consolatione ai buoni et agl’amici del servitio publico della christianità. Ho risposto al Signor Principe sopra quanto m’haveva scritto, et sarà poi comparso il Vestrio, col quale restarà Sua Altezza meglio ragguagliata dele //c.108v// commessioni suoi et del disegno concertato del modo di trattarle. Et non sarà se non bene che sappia questo gran miglioramento di Sua Santità, acciò vada con maggior animo, poi che dalla vita di lei ha da ricever molta energia et vigore la voce sua a Ferrara et quella del nuntio in corte cesarea. Con una del Signor Principe ho ricevuto le due lettere di mano di Vostra Altezza per Sua Santità et per Alessandrino, le quali serbarò per valermene, bisognando. Maravigliomi bene che non sia venuta parimente l’altra ch’io in nome di Alessandrino con la medesima mia le chiesi per Sua Beatitudine, sopra le due galere che esso desideraria da lei per il signor Michele. Et la supplico a inviarmela quanto prima, acciò se ne possino sodisfare questi signori et creder quel che noi ci ingegniamo mostrarli ogn’hora dell’animo nostro verso di loro.
Se ben da quel che ho detto passar intorno alla salute di Sua Santità può et debbe sperarsi l’intero, havendo ella preso la via di curarsi et lassandosi governar da medici in buona parte, non di meno parrebbe a Pacecco che per otto o dieci giorni fusse bene di trattener il cardinale Servantes, non con //c.109r// richiederlo a fermarsi, ma con trattenere le galere et in modo che né egli, né altri conoscessino farsi artificiosamente, ma per qualche cagione o necessità d’esse, perché sendo egli contrario a Farnese et dependente d’esso Pacecco, saria bene haverlo vicino in ogni evento, né allontanarlo affatto sinché non siamo manifestissimamente al sicuro. Ho voluto dirlo a Vostra Altezza, alla quale in tanto bacio la mano.
Di Roma li 4 d’aprile 1572.
[Post scritto] Lassavo di dir che Sua Santità, non ostante il male, ha voluto far quaresima et digiunar questi ultimi tre giorni; ma però l’inganno ne cibi sì che gli si può comportare.
a Finchè... desta aggiunto in margine sinistro con segno di richiamo.