Piero Usimbardi a Bartolomeo Concini [1]
Roma, 4 aprile 1572
Med. 5087, n. 42 (c. 112r).
Lettera integralmente autografa.
Molto magnifico Signor mio osservandissimo,
al cardinale di Cesi dovrà piacere la sodisfattione che gli si dà per conto del piombinese et del paggio et, passati che siano questi offitii così lunghi, io gliene darò conto con le lettere stesse, acciò tanto meglio conosca la cortesia di Vostra Signoria, come si farà anco con Gesualdo, acciò tornando più da lui quel Goro da Lucignano, sappia come loro Altezze intendono la cosa sua et conosca che la qualità d’essa lo rende indegno del frutto dellaa intercessione di Sua Signoria Illustrissima alla quale, qualunche cosa si fusse potuto risponder prima, né ella haria gravato il cardinale, né lui haria dato quella nuova molestia a Sua Altezza.
Il negotio del Canigiano è già più tempo in mano di messer Vittorio, il quale parea che trovasse la persona per quelli benefitii, ma che non si sodisfacesse ancora delle sicurtà (per la pensione) senza le quali è un travagliar con poca et breve speranza. Quando io gli dissi esser interesse del Canigiano et in gratia di Vostra Signoria, mostrò di pigliarlo più a cuore, ma io non so del seguito, perché già più giorni non ho havuto occasioneb d’intenderlo et al Canigiano detti cura d’esserli appresso, come per cosa sua. Che è quanto m’occorre et a Vostra Altezza pregandola buona Pasqua, le bacio la mano.
Di Roma li 4 dì aprile 1572.
Di vostra Signoria molto magnifica affetionatissimo servitore Piero Usimbardi.
a Della in un primo tempo seguito da sua, poi cassato e sostituito da quanto a testo.
b Occasione su correzione di parola precedente.