Piero Usimbardi a Bartolomeo Concini [1]
Roma, 11 aprile 1572
Med. 5087, n. 46 (cc. 120r-221r).
Lettera integralmente autografa.
Molto magnifico Signor mio osservandissimo,
come Vostra Signoria Magnifica vedrà dalle lettere del cardinale, fu resoluto di dar la lettera di Sua Altezza et se ben è comparsa l’altra separata per il negotio solo delle galere, non di meno si riterrà finché si veda il frutto della prima in tutti i capi acciocché, vedendo essi questa, non la volessero per farne solo il fatto loro. E’ ben piaciuto al cardinale sommamente che Vostra Signoria havesse previsto il desiderio che si potesse haver d’una simile et al tempo ne farà honore a Sua Altezza con Alessandrino, il quale con lui si mostra congiuntissimo, communicandoli confidentissimamente ogni suo disegno. Sua Santità seguita, come io dissi, d’haver fra ogni due o tre dì ragionevoli, uno men buono. Però la notte passata ha mal dormito et hoggi sta così così. Ha detto alcuno che ella talvolta vagilli alquanto, ma io credo che sia una speculatione di chi voglia trovar la causa sottilmente perché hormai non faccia qualche faccenduza dia quelle che non richiedono fatica d’animo o di corpo; perché non admetta qualche visita domestica;b perché ordinariamente non si lassi entrare che pochissimi familiari servitori et quelli per servitio solo o per burla; et perché d’hoggi in domane si trattenghino i cardinali, massime le creature sue, che ella suol veder più che volentieri fuor di negotio. I quali speculativi se //c.120v// lo persuadono anco più quando senton dire che non si dorme et che si mangia poco et si orina torbido, che tutte son cose che riguardano a la testa, pur io non lo credo et. dicendolo al cardinale, mi rispose subito non esser vero. Non ne parlarei con alcuno, havendo io sempre usato portar buone nuove quando in alcuno luogo le trovavo cattive, et avvertir altri del medesimo acciò non fussimo noi fatti autori di novelle meno allegre, et Vostra Signoria servirsi di questa notitia per se stessa. Sua Santità sta talhora fantastica, et avanti hieri col suo confessoro diceva d’esser resoluta che il suo male non era ulcere né carnosità et quasi lassava il sospetto alla pitra, ma che il suo medico, che da giovane fu valent’homo, era fatto un balordo, et similia, donde si conosce un certo combattimento d’animo. Ha sentito delle pratiche fatte nel sospetto della sua morte et è piena di sdegno fino alla gola, minacciando di castigar et voler provedere subito che stia bene. Et la mattina di Pasqua, con tutto che nel passar alla beneditione sentisse voce di cardinali che la salutavano, et potesse vederli il volto assai allegro, o veramente o fintamente, non di meno passò senza guardarne o risalutarnec //c.121r// alcuno. Pur hieri alli agnusdei scherzò con molti et con Pacecco particolarmente sopra il rubarne, et come meglio s’era riposata prima, così stette più allegramente. Parmi haver detto assai in questa materia et non m’occorrendo altro, bacio la mano a Vostra Signoria et mi raccomando nella sua buona gratia. Di Roma li xj di aprile 1572.
Di vostra Signoria molto magnifica affetionatissimo servitore Piero Usimbardi.
[Post scritto] Il papa è stato hoggi in Belvedere a spasso. Domattina vuole venir in Cappella a distribuir gl’agnusdei et lunedì vuol cominciar a segnare secondo che dice il datario. Sono segni di star bene, ma non gl’è creduto, et temo non si prometta troppo.
a Di in un primo tempo seguito da quel che, poi cassato.
b Domestica; in un primo tempo seguito da et, poi cassato.
c Risalutarne -ne è scritto nell’angolo inferiore destro.