Il cardinal Ferdinando al principe Francesco [1]
Roma, 20 aprile 1572
Med. 5087, n. 55 (c. 141r-v).
Per qual cagione venga spedito da me questo corriere la vedrà Vostra Altezza per la mia alligata al granduca. A lei mi occorre dire che qui è un homo del cardinale de Monte con lettere sue dell’ultimo di marzo, per le quali et per lui in voce dandomi conto della sua miseria et povertà, et mostrandomi di non volere ricorrer mai a altri che a noi, come d’altri non vuol mai esser che nostro in ogni fortuna, mi pregò con grandissima instanza a soccorrerlo di 500 scudi. Io ho detto a costui che si trattenga et in generale datoli buone parole. Intanto, ricordandomi che Vostra Altezza mostrò già d’haver caro che certe cose gli si dicessino prima del fatto, ho voluto significarglielo et pregarla che quanto prima mi dica di qual maniera io lo debba risolvere, perché secondo che da lei mi verrà scritto, così mi governarò in questo caso.
Io harò cavato di mano a Altopasso un paramento d’ermisino per una camera, se col favor di Vostra Altezza egli potrà far ritratto di 400 sacca di suoi grani in quelli luoghi dello Stato suo, dove si trovi l’esito facile con vantaggio, come costà li sarà chiesto dai suoi. Però la prego //c.141v// a renderglisi gratiosa in questo servitio che è servitio quasi tutto mio, che io le ne harò molta obligatione; et per le fraudi che vi potessero nascere, potrà ella far cautelar la licenza a modo suo.
Dice Morone che fra Arcangelo stesso procurò l’ultimo breve da Nostro Signore sopra le cose di Cestello et pensa che egli, pentito di poi per favore o per altro, voglia levarsi la cura d’eseguirlo et giustificare con Sua Signoria Illustrissima la dilatione della quale lei questi dì passati lo riprese et li fece conscienza, et che a questo effetto habbia sì ben guidata la cosa che Vostra Altezza si sia contentata dolersi di lui ma che, con effetto quelli padri siano la rovina di quel luogo né vi possino star senza grande scandolo, per quel che egli le può aprire et che sa ben il granduca delle attioni et qualità loro. Vuol far dare un’occhiata a alcuni processi et poi dice che risponderà a Vostra Altezza per servirla di quel che le piacerà comandarli, et che potrà far lui in questa et in ogn’altra cosa per sodisfattione di Vostra Altezza, alla quale, non havendo altro che dire, con ogni affetto me le raccomando in gratia.
Di Roma li 20 d’aprile 1572.