Il cardinale Ferdinando al granduca Francesco I, a Firenze [1]
Roma, 11 aprile 1586
Med. 5092, n° 116 (c. 308r), firma autografa
//c. 308r//
La lettera che Vostra Altezza mi scrive de’ 5 richiede poca replica per essere breve, et responsiva. Verginio va facendo li suoi complimenti, et pare che lassi per tutto buona sodisfattione di sé. Il negotio dell’arcivescovo di Corfù [1] così passò, come io lo scrissi, et conforme, per dire così, alla licenza o occasione che me ne restò, andarò ingegnandomi di cavarne il frutto che si possa migliore.
Finalmente conclusi due dì sono la composizione del Bonfiolo, come dopo qualche replica, pur volse Sua Santità, cioè in quarantamila scudi per la Camera liberi d’ogni participatione del Fiscale [2], a cui ne toccano due, et della espeditione che non porta molto, da pagarsi hora trentamila, et il resto per tutto giugno. Gli lassa ogni grado, honore et offitio, et li farà l’espeditione larga et honorevole, et cauta più che si possa, et così l’offerse per lui et per li suoi parenti intrigati.
Usò anco parole che mostrorono che stimava con questo terminata ogni pretensione con li altri nominati nel processo, ma di questo mi rimetto a quel che seguirà.
Il Contestabile [3] se ne partì hieri lassando con me stabilita una buonissima intelligenza, et nella corte una sì buona opinionea, che posso dire, che di nessun altro ministro l’habbi vista rimasta fin qui, se bene Olivares [4] l’ha perpetuamente tenuto legato, non discostandoseli un passo. Il tempo seguita d’una sorte che facilmente converrà a Vostra Altezza differire la cura sua dell’acqua finché sarà passato il principe Ranuccio, ma in ogni evento dovrà egli appagarsi di quelle dimostrationi, che Vostra Altezza potrà farli nello stato in che si trovi. Con che per fine le bacio la mano.
Di Roma li xj di aprile M.D.LXXXVJ.