Il cardinale Ferdinando al granduca Francesco I, a Firenze [1]
Roma, 26 agosto 1586
Med. 5092, n° 146 (cc. 389r-390r), firma autografa
//c. 389r//
Dissemi Nostro Signore nell’ultima audienza, che Olivares [1] l’haveva molto efficacemente a nome del Re [2] pregato d’ammettere a Farnese [3] la renuntia delle badie in Odoardo [4], stimando forse buona congiuntura per tale effetto la presa di Neus per la dolceza, che vedeva in Sua Santità la quale gliene negava piacevolmente dicendo, che haveva fatti pur hora li suoi decreti, l’osservanza de quali doveva sostenere anco per conscientia etc. Et volendo Olivares seguitare di stringere maggiormente con dire che dunque meritaria il Principe [5] con tante opere, che faceva ogni dì per il Re, et per la religione, le quali Sua Santità tanto lodava. Ella vedendolo riscaldare con termini, che sogliono dispiacerli, et parendoli, che potesse pigliare ardire delle pensioni, et provisioni portate, li rispose bruscamente che meritava le molte gratie, ch’il Re gli faceva ogn’hora, et gli fusse fatto commodità di seguire le imprese et la fortuna con li denari //c. 389v// di Sua Maestà et non con gratie simili, nelle quali Sua Santità doveva stimare la conscienza sua come faceva Sua Maestà quando li casi lo ricercavono. Però che lassassino maturare li tempi, et l’età né prima d’allhora sperassino questo, perché non lo concederia a modo alcuno et che già n’era resolutissima. Questa è una gran cura della grandeza di quella casa, et ogni uni si maraviglia, come sì tosto il Re, che per sospetti etc. non voleva papa Farnese hora cerchi assicurare con tanta diligenza, farli una propaggine sì fatta, et s’aspetta che bene presto farà instanza per suo cappello più che per quello di Ascanio [6]. Stamane in Segnatura di gratia dinanzi al papa s’è trattato di concedere che si rinvesta in censo perpetuo il prezo di certi beni di monache dello Stato di Siena per l’incommodità che s’allegava di rinvestirli in beni stabili, per le quali finalmente se bene contra lo stile, fu concesso. Ma dicendo //c. 390r// il papa maravigliarsi come non si trovassero beni stabili, et tacendo Mario Marzi ponente, saltò di mezo Caraffa [7] con parole, et volto, come m’è referto, assai velenoso se già non lo volessimo dire troppo zelante della libertà ecclesiastica, dicendo sapere lui la cagione, et esser li statuti et leggi di cotesti Stati, che prohibiscono a clerici, et altri luoghi pii simili di comprare beni stabili, et dicendo il papa, che non l’haveva più inteso rispose Caraffa, che così era, et lo sapeva lui benissimo et quasi volse dire che fusse cosa da non tolerarsi. Et già finita questa passando ad altra suppositione pare che di nuovo sbuffasse, sì che il papa disse che se ne voleva informare. Il modo fu biasimato da tutti quando anco la cosa fusse stata vera il che resto in dubio più che prima né fu replicato perché nessuno forse sapeva quanto bastasse per farlo. Ho voluto che Vostra Altezza lo sappia come è passato, ch’è per fine col quale le bacio la mano.
Di Roma li xxvj d’Agosto M.D.LXXXVJ.