Il cardinale Ferdinando al granduca Francesco I, a Firenze [1]
Roma, 21 febbraio 1587
Med. 5092, n° 185 (c. 475r), firma autografa
//c. 475r//
Come io scrissi, così mi disse il papa circa il parentado, et o quella o altra volta mi ricordo havermi anco detto, che tutt’e due erano giovanetti sì teneri da rovinarsi congiugnendoli sì presto: so d’altro canto, che egli sta resoluto non fare sponsali, ai quali per li casi che sospetta potere avvenire, non possa seguire la consumatione fra xv giorni, le quali tutte cose accordate con altre pur scritte, mi fanno credere, che voglia così maturare l’età per concludere quando sia tempo et che la mira sua sia in Virginio [1], nel quale vede mirare la Signora et il cardinale [2], il quale pur hieri in campagna me ne ragionò, mostrandosene invogliatissimo, et perciò resoluto con lei giuntamente dare l’assalto, dal quale io non aspetto conclusione da publicarsi a noi, se bene la sapremo, ma assai stimarò fatto per quiete nostra, se fra loro fermaranno il pensiero in questo come spero, perché non mancarà poi il modo di sollecitare, già che anco in contro non cessa Cornaro [3], come sa il Gerino [4], di dissuadere con offitii di malignità, i quali però non hanno quel luogo che vorrebbe. Et credami Vostra Altezza che ogn’altro mezo et modo con la natura del papa faria meno buono effetto. Che sarà quanto mi accade in risposta della sua.
Et le bacio la mano.
Di Roma li xxi di febraro M.D.LXXXVIJ.