Il cardinale Ferdinando al granduca Francesco I, a Firenze [1]
Roma, 15 giugno 1585
Med. 5092, n° 54 (c. 136r-137r), firma autografa
//c. 136r//
Per Simone mio parafreniere scrissi a Vostra Altezza due giorni fa quel che mi occorreva, fo hora questa per salutarla, et darle conto dell’esser mio, che per gratia di Dio è con intera salute. Intanto per suo ragguaglio le dirò, che il cardinale Santa Croce [1] capo della Congregatione delle iurisdittioni ricordò questi dì passati a Sua Santità, che pendendo ancora quel giuditio, era bene che ella lo sapesse et deliberasse come voleva governarsene. A che la gli rispose, che poco gli pareva necessaria la congregatione in negotio sì chiaro, come quello, nel quale sapendo molto bene quel che era della Sede Apostolica si risolveva lassarsi intendere al Re, che se voleva lassarlo, come conveniva, ben era, se non, sapesse di tenerselo con mala conscienza, et di non dovere cavare cosa da Sua Santità in preiuditio di questa Santa Sede, et che in alcun modo confermasse le loro pretensioni. Questo me l’ha detto Santa Croce istesso, il quale crede, che Sua Santità non vorrà lassarsi tirare da respetto alcuno ma vorrà dopo certa sorte d’offitii sententiare liberamente, et se lo fa, si può ancora credere che nelle facultà, che talvolta li Papi concedono a confessori de Principi, et che suol domandarle il Re d’assolverlo da ogni caso, facilmente andarà riservata in concederle senza qualche limitatione; sta Sua Santità tuttavia sul dubio che questi ministri, come ella dice, la voglino mettere alle mani con Sua Maestà, chiedendole in nome di lei, come scrissi, continue gratie senza mostrare altro ordine suo, et dice d’haverne concessa una per non parere di volere essere dispettosa il primo giorno, ma nelle altre non volere già muoversi sin che non vegga molto bene, come Sua Maestà si porti con lei, et usi di questa, et non debbono mancare di quelli (per quel che mi pare di potere conietturare) che cerchino di renderla difficile. Nelle cose di Francia //c. 136v// s’ha lassato intendere, che se bene Borbone succedesse al Re [2], ella non saria però per dispensarlo a tor moglie. Con l’arcivescovo di Pisa [3] si mostra Sua Santità sì bene disposta, che io credo che l’habbiamo da trovare molto facile a metterlo nella prima promotione se gli se ne farà instanza, però già che altri cominciano a lassarsi intendere, io stimarei che fusse a proposito che Vostra Altezza con sua lettera mostrasse la stima che fa di lui a Sua Santità, et questo desiderio particolare con supplicarla d’haverlo in memoria per la prima occasione, et rimettersi a quel che io le ne direi di più. Ha carestia Sua Santità di suggetti simili per suo servitio, et non vorrà stare lungamente senza vedersi creature sue attorno, et massimamente di qualche valore per aiuto del nipote, onde havendo noi lui, conosciuto da Sua Beatitudine che si compiace di trattare con esso, pare che sia bene d’anticipare con l’offitio seddetto, il quale a me bastarà per fare quel che occorra alla giornata. Che è quanto ho da dirle per hora,et le bacio la mano.
Di Roma li xv di giugno 1585.
Per Venezia s’è trattato di nuntio questi dì passati con diverse pretensioni, et finalmente intendo hoggi che andarà l’arcivescovo di Capua [4], et che a Napoli mandaranno il vescovo d’Amalfi [5], che tutte due sono marchigiani, suggetti deboli per commune opinione ma questo a noi poco importa, bastandomi assai di haver divertito l’animo di Sua Santità dal suddetto di Capua, che ella haria mandato volentieri in Spagna, dove solamente io premo che habbiamo homo confidente sì per l’altre cose, sì per il poco che ci possiamo //c. 137r// promettere di questi ministri regii, et spero che in breve haveremo tale per l’intentione datane da Sua Santità non ostante li mali offitii d’Olivares [6].
Nazaret [7] andarà pur per nuntio residente in Francia, ma questa resolutione come è stata contradetta da Este [8], et dall’ambasciatore, così riuscirà di poca sodisfattione, poiché essi di già hanno scritto in modo, che egli non sarà ancora arrivato, quando Sua Santità saprà dalle lettere del Re, che in questi tempi non di sospetto ma di chiareza, come essi dicono, dello animo del Re Cattolico [9], non li piace un suo vassallo, et tanto confidente con gl’avversarii di Sua Maestà Cristianissima [10], onde dicono più oltre, (ma però in confidenza) che egli potrà bene referire l’ambasciata del papa, ma che haverà poca sodisfattione di risposta, et che il Re per li negotii chiederà un altro, Intanto egli è stato stamane per tre grosse hore chiuso con Farnese [11] nella camera di Nivers [12], da quali si sarà partito molto ben instrutto. Etc.