Il cardinale Ferdinando al granduca Francesco I, a Firenze [1]
Roma, 2 agosto 1585
Med. 5092, n° 66 (cc. 165r-166r), firma autografa
//c. 165r//
Ringratio Vostra Altezza dell’offitio di ringratiamento che haveva ordinato per Sua Santità, poiché tutto resultarà in maggior grado nostri con lei, et se ben io proposi quel modo per levare qualche maraviglia della dilatione, non harà però importato, che senza ricordarlo, si faccia questo direttamente poiché per ogni modo non fu ringratiamento né in nome di Vostra Altezza né altrimenti quello che l’Arcivescovo [1] fece, ma sotto quella forma che egli le scrisse, (se ben ci ricordiamo) per Simone mio palafraniere [2] che quel giorno partì per costà, con sua lettera de’ 13 di giugno approvata da lei, come veddi allora, et ho rivisto hora con quella che la gli riscrisse de’ 19 pur del medesimo, dal qual tempo in qua non è stato più a parlare al papa.
So l’amorevoleza di Vostra Altezza in tutte le cose mie, so quel che per se stessa senza mia richiesta haveva ordinato ultimamente con tanto amore in queste medesime, onde senza ragione harei […]tato, che la fusse per ricusare di fare quello o altro offitio, sì che ciò debbe persuaderla che io non n’habbia dubitato, et che tanto meno habbi presunto di fare più una cosa che un’altra in suo nome, o spinto alcuno a trattare con esso senza sua licenza, et creda pur che questo non è mai stato fatto sin qui, et che grandissima et urgentissima cagione ci vor[ria] per farmelo fare, et se mi farà gratia Vostra Altezza di fare veder fra l’altre quelle suddette due lettere, et riscontrarle con quella sola parola generale della suddetta mia delli viij di questo, vedrà che in parole o in fatto non ci è errore in alcuno //c. 165v// di quello che Vostra Altezza altrimenti accusaria con molta ragione. Il resto della sua è responsivo, et non mi dà occasione di ragionare. L’ambasciatore franzese [3] se ne partì con molto dispiacere della corte et del Collegio particolarmente per non havere con il trattenersi dato tempo a qualche forma di compositione, della quale potrà sperarsi più o meno secondo che il negotio si vedrà sentito dal Re. Io non mi son impacciato in questo intrigo, se bene la menanteria ha voluto mescolare nell’origine le cose nostre, come Vostra Altezza harà inteso, et riscontrarà da quel che li scrissi. Seguita il papa con la mira di accozar denari, et in grossa somma, et facilmente potria condurre per generale il duca d’Urbino [4], poiché si intende che egli aspira, et Sua Santità non debbe se non inclinarvi. La quale si vede anco tanto inclinata per altro al vescovo d’Arezo [5], che la corte aspetta di veder qualche salto notabile, et io per ogni caso lo carezo et [tengo] [so]disfatto. Et nel resto vedendo il papa carnale, et affetionato de suoi, ho cercato di guadagnarmi la sorella et nipoti, et fin qui la cosa è riuscita, et procede felicemente trattando essi con me le cose loro confidentissime. Con che a Vostra Altezza bacio la mano.
Di Roma li ij di agosto M.D.LXXXV.
//c. 166r// È finito il processo di Ruberto Altemps [6], et in modo che con la buona mente del papa si può sperare presto la terminatione buona della causa, et la sua liberatione, ma perché per convincerlo fece instanza il giudice d’havere in mano quella giovane, onde si fece levarla di qua con due serve, che venendo in mano della corte rovinariano ogni cosa, et io l’ho fatte accommodare in Sartiano, et potria forse essere, che non solo per il suddetto effetto, quanto per mal trattare Hortensio Frangipane loro patrone, se ne facesse instanza di qua, prego Vostra Altezza che quando si venisse a questo, voglia provedere che non si diano, o habbino commodità […]a trafugarsi altrove, et con certificarmi di questo, quietare il povero cardinale [7] che ne vive afflittissimo che tutti le ne haremo obligo. Etc.